RITORNO AL FUTURO È UNA TRILOGIA RITMATA E CONDITA CON COMICITÀ E PARADOSSI TEMPORALI
Espresso nella letteratura passata e moderna, ambito dal cinema e dalla Fisica in quanto materia di studio, il viaggio nel tempo è sempre stato qualcosa di inarrivabile nella sua praticità ma descrivibile ed immaginabile in tutte le sue teorie.
Il cinema e i viaggi temporali sono sempre andati a braccetto, ma per quanti film possano essere stati girati, uno su tutti torna ad affacciarsi vivido nella nostra memoria: Ritorno al Futuro firmato dal regista Robert Zemeckis nel 1985.
Analizzare solamente un capitolo sarebbe riduttivo per questa stravagante trilogia, che si suddivide attraverso varie epoche della storia americana ( il 1955, 1985, il 2015 e il 1885) toccandone nostalgicamente le varie problematiche e le meraviglie di quegli anni.
Come per tutti i capolavori, anche questo fu faticosamente partorito. Nel 1980 il produttore/sceneggiatore Bob Gale espose la propria idea all’amico Robert Zemeckis, che in quel periodo faceva fatica ad affermarsi come regista. In un primo momento la famosa casa di produzione Disney prese in forte considerazione il soggetto, ma per colpa di un possibile incesto che trapelava nello script Topolino & Co. mollarono la presa. Solo a seguito del roboante successo riportato con la direzione del film All’inseguimento della pietra verde, Zemeckis si mise in luce e Steven Spielberg iniziò a promuovere la pellicola tramite la sua Factory. Così facendo, finalmente, nel 1984 la Universal Pictures diede il via libera alle tanto agognate riprese.
La scelta del protagonista Marty McFly fu subito indirizzata sul giovane Michael J. Fox, attore emergente dal tubo catodico, che si divise in due fra set cinematografico e televisivo. Per la parte del Doc Emmet Brown fu scelto il camaleontico e caratteristico Christopher Lloyd.
I primi due capitoli si evolvono fra un mix di comicità e fantascienza attraverso le rocambolesche imprese di un giovane studente pronto a tutto pur di redimere la vita del proprio padre. L’unico neo di questa trilogia fu proprio la terza e ultima parte. Le continue gag comiche e i paradossi temporali creati e trovati nei primi due atti si persero fiaccamente in un terzo capitolo in puro stile western, dove la comicità sembrava più infantile e anche le idee degli stessi creatori erano meno vivaci e più confusionali. Naturalmente questa piccola defezione non oscura un racconto romantico e nostalgico, che in un momento fa respirare il perbenismo e la critica di costume palpabile durante gli anni ‘50 e nel momento successivo proietta lo spettatore in un distopico 2015.
Ritorno al Futuro ha anche il titolo di prima esperienza visiva dove un sequel racconta i fatti accaduti nel film precedente, ed è proprio questo andare avanti e indietro la chiave del successo interplanetario di una pellicola Cult che ancora oggi continua a ricavare profitti concreti dal suo merchandising.
Il ritmo travolgente e le battute serrate di questa storia ci hanno fatto viaggiare per anni ad alta velocità, come se fossimo all’interno di una splendida DeLorean DMC-12 sperando di chiudere gli occhi e di ritrovarci catapultati in un’epoca migliore di quella attuale… Grande Giove!