Chef – La ricetta perfetta: recensione film

JON FAVREAU SCRIVE, DIRIGE E INTERPRETA CHEF, UN FILM CHE, BOCCONE DOPO BOCCONE, SORRIDE ALLA VITA RIEMPIENDO STOMACO, CUORE E MENTE

locandina-chef-la-ricetta-perfettaGENERE: commedia

DATA DI USCITA: 30 luglio

DURATA: 115’

VOTO: 3,5 su 5

Il gusto, tra tutti i cinque sensi, è quello che riesce a collegarsi agli altri quattro mediante la capacità di suscitare nell’uomo ricordi, voglia, fantasia e godimento, il tutto attraverso la potenza del sapore che, per l’appunto, si lega di conseguenza alla vista, al tatto e, naturalmente, all’olfatto. La connessione tra i sensi, se ben calibrata, genera pura estasi; un’armonia che dalla bocca pervade tutto il corpo, viaggia lungo le vene, dalla testa al cuore fino allo stomaco che esplode di piacere per quello che è il nettare della vita. Infatti, il sollazzo di un boccone preparato e cucinato a regola d’arte, regala momentanea gioia e una certezza perpetua che il buon cibo nutre prima l’anima e poi la pancia.

L’importanza del gusto la conosce bene il rinomato chef Carl Casper (Jon Favreau) che, intenzionato a cambiare menù per stupire il critico gastronomico Ramsey Michel (Oliver Platt), si ritrova senza lavoro in seguito ad un litigio con il proprietario del ristorante in cui lavora. Rimasto senza cucina accetta il consiglio dell’ex moglie Inez (Sofia Vergara): quello di aprire un track food all’insegna della succulenta cucina da strada. Carl, immerso nella nuova avventura, a bordo di un furgone colorato e spensierato, è affiancato dal suo amico Martin (John Leguizzamo) e dal figlio Percy (Emjay Anthony), riscoprendo così anche la splendida sensazione di essere un padre oltre che un cuoco.

Jon Favreau si allontana (momentaneamente) dal mondo Marvel per scrivere, dirigere e interpretare Chef – La ricetta perfetta, una commedia saporita, colorata, frizzante e dai toni lievi, sfumata e insaporita dagli ingredienti sapientemente selezionati da chi riesce a parlare attraverso i sentimenti e le emozioni alternando, dall’inizio alla fine del viaggio, bontà d’animo e capacità umoristico-narrativa. L’opera, diretta con spiccata tenerezza, utilizza la cucina, i sapori e il buon gusto, per scavare in fondo e spaziare su una ratatouille di elementi che ne fanno una storia ricchissima di spunti, tutti perfettamente riusciti, capaci di colpire uno spettatore estasiato da un piatto ricco ma cucinato con estrema, sincera semplicità. Ecco quindi che la storia diventa dapprima la lotta di un uomo che pretende libertà di espressione in un mondo obbligato dai giudizi altrui, poi cuoce l’altra metà, quella del rapporto padre-figlio, allacciata ad un on the road che sa di musica cubana, street food e amicizia per la pelle. Nell’essenzialità dei fattori Chef, boccone dopo boccone, abbraccia la vita riempiendo stomaco, cuore e mente. Finalmente del cibo buono, finalmente del cinema con il sorriso.

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