Planes 2 – Missione Antincendio: recensione film

BUONA LA SECONDA, PLANES 2 SUPERA IL PREDECESSORE CONSACRANDO DUSTY COME EROE

Planes 2GENERE: cartone animato

DATA DI USCITA: 28 agosto

DURATA: 83’

VOTO: 3 su 5

La Disney Pixar aveva toccato il punto più basso della sua produzione un anno fa con Planes, spin off di Cars, la storia Dusty un testardo aereo agricolo che grazie alla sua cocciutaggine era riuscito a diventare il campione del mondo di velocità.

Nonostante la critica non avesse apprezzato le avventure del simpatico velivolo, il pubblico invece ha dato grande fiducia al prodotto facendo incassare al lungometraggio animato ben 219,788,712 dollari. Questo successo globale e inaspettato, Planes è costato “solo” 50 milioni di dollari, ha fatto sì che la Pixar mettesse, quasi immediatamente, in cantiere il secondo capitolo delle avventure di Dusty: Planes 2 – Missione Antincendio che, contro ogni previsione risulta essere, nettamente migliore del suo fratello maggiore.

Dusty dopo la sua vittoria è un aeroplano stimato da tutti anche se il suo motore, reduce dagli sforzi della gara, è tanto ammaccato da compromettere la sua carriera. Testardo come pochi, l’ex aereo agricolo decide così di reinventarsi come spegni-incendi. Tale nuova mansione gli costerà un duro allenamento che lo porterà a conoscere nuovi simpatici amici come l’elicottero Blade Ranger, un tempo star tv con la serie ChOps (parodia di CHiPs), lo spiritato super scooper Lil’ Dipper, l’elicottero per il sollevamento di carichi pesanti Windlifter, vero e proprio indiano d’America, l’ex trasporto militare Cabbie, panciuta e ovviamente da lui affascinata e un vivace gruppo di coraggiosi veicoli da fuoristrada conosciuti come i Smokejumpers. La dedizione al suo nuovo scopo di vita e la capacità di mettere in discussione la sua stessa vita per salvare gli altri faranno di Dusty un eroe a tutti gli effetti.

Roberts Gannaway, regista e sceneggiatore di Planes 2, ha il merito non solo di aver reso più matura una storia che in partenza era fragilina e banalotta facendo mettere in discussione il suo protagonista, ma anche di aver reso spettacolari le immagini e le azioni attraverso una serie di soggettive che portano lo spettatore all’interno dell’azione facendolo diventare quasi protagonista delle scene di fuoco e fiamme che caratterizzano la seconda parte del breve lungometraggio.

È ovvio che, alla fine, la morale che si evince dalla narrazione è banale e scontata ma comunque resta apprezzabile sia il tentativo di cercare di innalzare una storia partita male con un sequel prodotto in meno di un anno sia il risultato che, con tutti i limiti del caso, ne deriva.

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