99 HOMES, DIRETTO DA RAMIN BAHRANI, DESCRIVE LA REALTÀ DI UN PAESE IN GINOCCHIO
Voto: 2,5 su 5
“L’America non dà credito ai perdenti” è con questa frase che 99 Homes, ultima opera di Ramin Bahrani, descrive la realtà di un Paese che un tempo è stato meta di un sogno e adesso è in ginocchio sui vetri rotti di una crisi che ferisce solo alcuni.
Dennis Nash è un giovane operaio che vive con suo figlio e sua madre in una casa che con molti sforzi paga un po’ ogni mese. La mancanza di un lavoro sicuro porta Dennis in un tribunale dove un giudice liquida la sua disperazione in 60 secondi con una sentenza che butterà lui e tutta la sua famiglia fuori casa in 24 ore. A bussare alla porta dei Nash arriva un cinico imprenditore, Rick Carver, che ha fatto la sua fortuna sulle anime umiliate che lui stesso caccia dalle dimore, castelli di ricordi, che spesso sono costate una vita di sacrifici. Carver, interpretato da un Michael Shannon in grandissima forma, ha un fiuto per gli affari pari solo alla sua capacità di irretire anime fragili. Ed è proprio facendo leva sul momento difficile del ragazzo che riesce a convincere Dennis a lavorare per lui.
Figlio di un periodo storico in cui il tema dello sfratto e della perdita del lavoro è estremamente sentito, 99 Homes sfrutta con molto buonismo un racconto che è tutto incentrato (come il precedente lavoro di Bahrani At Any Price) sui rapporti e sul modo in cui questi possano cambiare le persone: Dennis passa da essere vittima a diventare spalla del suo carnefice non senza dilemmi molari che, fortunatamente, nella pellicola vengono esplicitati attraverso l’azione e non tramite eccessi di facile drammaticità.
La paura, il terrore, la diffidenza ed il Dio Denaro, che sembra l’unica cosa in grado di muovere o schiacciare coscienze in un contesto sociale dove la sua mancanza ne decuplica il potere già alto, sono elementi fondamentali di un lungometraggio che racconta uno spaccato del malessere del Nuovo Continente attraverso la camera attenta e dinamica del cineasta iraniano.
Nonostante la buona messa in scena e le belle prove attoriali di Shannon e di Andrew Garfield la trama, e soprattutto il percorso del protagonista, seguono la linea del perché niente cambi tutto deve cambiare incollata, in questo caso, sulla figura del perdente che vince rimanendo aggrappato a una morale forse poco credibile. Un po’ più di coraggio e un brindisi finale col cinismo avrebbero reso 99 Homes più accattivante.
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