The Look of Silence: recensione film

THE LOOK OF SILENCE È IL SURREALE RACCONTO DI UN PAESE SENZA LINGUA

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GENERE: documentario

DURATA: 98 minuti

USCITA IN SALA: 27 gennaio 2016

VOTO: 5 su 5

Dopo il successo di The Act of Killing, Joshua Oppheneimer torna a parlare del genocidio avvenuto in Indonesia fra il 1965 e il 1966 con il documentario The Look of Silence. La pellicola si pone come sequel diretto del suo predecessore, portando alla luce il punto di vista delle vittime e cercando ancora una volta di portare all’attenzione la cancellazione di quasi un milione da parte degli squadroni della morte, incaricati dallo stesso governo di ripulire la nazione dalla minaccia comunista.

Utilizzando un approccio differente rispetto al primo film, che ci mostrava in presa diretta l’assurda convinzione di lealtà e ragione da parte dei capi di queste bande armate, il regista riesce ad inquietare il pubblico attraverso gli occhi di questa famiglia spezzata per la perdita del proprio caro.

La storia di The Look of Silence segue la vita di un oculista (fratello minore di un ragazzo massacrato a morte durante il genocidio anticomunista) che tramite delle visite mediche porta a porta ha il modo di incontrare i responsabili diretti. Queste persone, forti del permesso da parte del proprio governo, hanno massacrato e ucciso, senza dimostrare un barlume di rimorso. In questo clima omertoso, il medico tenta l’ardua impresa di trovare una risposta logica a questo massacro, cercando di scavare nelle coscienze di queste persone libere di poter vivere tranquillamente senza pensieri.

La sofferenza che si percepisce è evidente com’è evidente lo scontro con l’ignoranza e il cinismo dei carnefici convinti, fin nel profondo, di aver agito per il bene del popolo. Usando una tecnica di scarica barile sembra quasi intoccabile la coscienza di ognuna di queste persone.
Il regista si finge spettatore rimanendo in religioso silenzio, lasciando così palare gli sguardi dei familiari. Una madre consumata dal dolore per la perdita del proprio figlio, un padre provato fisicamente per lo stesso shock e un figlio minore disposto a tutto pur di poter muovere le coscienze dei vari carnefici.

Diversi punti di vista. Ricordare serve a mantenere vivo lo spirito del proprio caro, ma a lungo andare porta ad una netta autodistruzione. Quindi lasciare che il tempo e il dolore cancellino ogni cosa può essere una via di fuga? Ma come sfruttare tale via se i vicini di casa sono gli stessi carnefici responsabili di tanto dolore?

The Look of Silence è un altro magistrale documentario, diretto in altrettanto modo dal cineasta che ci pone i limiti dell’ignoranza. Fratello contro fratello, linee di sangue che si intrecciano lungo un cammino forgiato sulle ossa di un popolo devastato ed incapace di poter urlare al mondo la propria situazione, vivendo costantemente in un agghiacciante silenzio.

 

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