IL NUOVO PRODOTTO ABC AMERICAN CRIME, TRA VIOLENZA, RAZZISMO E PROVINCIA AMERICANA, APPASSIONA NONOSTANTE I TEMI GIÀ VISTI E UN PILOT, ALLA LUNGA, SFILACCIATO
Arriverà all’inizio del 2015, sulla reti americane dell’ABC, la serie creata dal premio Oscar per 12 Anni Schiavo John Ridley e interpretata da Felicity Huffman e Timothy Hutton. American Crime, per l’appunto, è il nuovo crime drama che, viste le premesse e i temi trattati nel pilot, andrà ad assottigliare ancora di più la linea sottile che divide la cinematografia dai prodotti televisivi che, negli ultimi anni, si fanno sempre più complessi e interessanti.
American Crime, infatti, grazie a delle interpretazioni intense, una regia cruda e diretta e una sceneggiatura che, alla lunga, almeno si spera, promette colpi di scena, va ad arricchire l’offerta televisiva che i broadcast americani sfornano continuamente, ricevendo plausi e successi. La storia, che spazia tra violenza spudorata, post Undici Settembre, razzismo facile e la gretta, difficoltosa provincia americana, appassiona nonostante i temi trattati, rintracciabili in moltissime serie televisive, rendendo satura una concorrenza che, ultimamente, insiste sempre sui stessi tratti narrativi.
L’episodio pilota, per certi versi sfilacciato, soprattutto nelle sottotrame che continueranno nei prossimi episodi, è comunque pregno di latente angoscia e rabbia caricata a molla; introduce la storia di Russ Skokie, un padre a cui viene brutalmente ucciso il figlio e reso la sua nuora in fin di vita. Moltissimi i punti oscuri nella vicenda, compresa la legge che segue le vie più facili andando letteralmente a raschiare i punti più bassi di una società americana che non è quella delle Stars and Stripes o dell’American Dream, ma è brutalmente schiava della disperazione e dell’ira, le strade più facili che conducono dritte alla distruzione. L’America, dietro i grattacieli e i sogni, è anche questo e American Crime ne è l’emblematico titolo.