SIGNORI E SIGNORE LA CITTÀ DEGLI ANGELI E DEI DEMONI: GOTHAM
A settantacinque anni dalla prima apparizione cartacea del celebre personaggio di Batman, la DC Entertainment e la Warner Bros. hanno portato sul canale Fox la serie Tv Gotham, ideata dallo showrunner Bruno Heller, che racconta le vicende del detective James “Jim” Worthington Gordon (Ben McKenzie) e del suo partner Harvey Bullock (Donal Logue) alle prese con un caso delicato: l’omicidio di Thomas e Martha Wayne. Durante le indagini Gordon conoscerà il figlio degli Wayne, Bruce (David Mazouz), assicurandogli la cattura del responsabile. Questa promessa fatta al ragazzo e a se stesso condurrà l’integro agente ad interfacciarsi con malavitosi del calibro di Fish Mooney (Jada Pinkett Smith)e a fare la conoscenza del suo ambiguo assistente Oswald Cobblepot (Robin Lord Taylor) stella nascente del crimine a Gotham.
All’apparenza il soggetto iniziale potrebbe risultare scontato e di conseguenza nascono delle domande: Si può essere originali trattando un argomento più volte sfruttato? E se la risposta è sì, come si possono narrare le vicende di personaggi già conosciuti senza banalizzarne il contenuto? La soluzione a questi quesiti è racchiusa in una semplice parola, Gotham. L’ambientazione, in quanto cuore pulsante della trama e dello sviluppo, ci mette davanti al caos e la corruzione che pesano come un macigno sulle spalle di una città al limite del collasso legale. Questo lerciume nutre le menti perverse di alcuni criminali, che in seguito alla dipartita dei filantropici coniugi Wayne, iniziano a prendere potere avvelenando ogni parte del sistema. Da questo fertile terreno nascono e crescono i Villains più iconici e conosciuti nel mondo del crociato incappucciato, non solo focalizzandosi sul come siano diventati tanto aggressivi e distorti, ma anche sul perché delle loro origini.
Il male non nasce, ma viene creato ed è proprio Gotham, quasi avesse un animo umano, a plasmare e nutrire tali Mostri.
L’episodio pilota segna il punto di partenza presentando le figure chiave e ricordando che non ci sono buoni e cattivi, ma scelte da prendere che spesso portano a differenti strade. Ben McKenzie tramite una calzante interpretazione trasmette l’integrità e i conflitti personali di un inedito Jim Gordon, inesperto e disincantato all’apparenza, ma pronto a far rispettare la legge ad ogni costo cercando sempre di preservare la propria moralità.
Come ogni poliziesco Noir che si rispetti, il bianco e nero rappresenta una componente fondamentale e se Gordon è il cavaliere bianco sicuramente il suo partner Harvey Bullock rappresenta l’arrendevolezza e la saturazione di un uomo completamente risucchiato dalla corruzione, un animo spezzato a metà. Donal Logue è interprete di una prova eccezionale e, in alcune scene, da la sensazione di rubare letteralmente la scena a McKenzie. L’altro lato della barricata è formato dai “cattivi”, vera curiosità della serie. Fish Mooney subdola e predatrice donna d’affari viene egregiamente interpretata da una sorprendente e rediviva Jada Pinkett Smith. Anche se, fra lei e le cosche mafiose dei Falcone e dei Maroni, brilla per bravura il lavoro di Robin Lord Taylor capace di spiegare la vera natura del futuro Pinguino alias Oswald Cobblepot, precursore di una nuova quanto contorta ondata di corruzione.
L’episodio ci mostra lo scontro fra queste due fazione e gli inevitabili danni collaterali. Ovviamente in questa guerra a pagarne lo scotto è sempre l’innocenza, strappata prematuramente al giovane Bruce Wayne. David Mazouz infonde spessore all’orfano mostrando già dalle prime battute qualche curiosità in più sulla psiche dell’uomo pipistrello e su ciò che lo porterà a compiere delle scelte tanto estreme quanto indispensabili per la sua integrità mentale.
Oltre all’eccezionale prova corale del cast è doveroso dare merito alla vera protagonista di questo pilot, la città di New York. Impressiona l’imponente e dettagliata ricostruzione della stazione di polizia e la scenografia in toto capace di dare un senso di realismo in più alla storia. A confermare il giusto spazio concesso alla location del set ci sono buoni effetti visivi utilizzati per dare quel tocco architettonico in stile gotico che contraddistingue Gotham da qualsiasi altra metropoli al mondo. In alcuni fotogrammi sembra quasi di ritrovarsi in un poliziesco anni 70′ targato Sidney Lumet, dove i graffiti, il marciume e la criminalità hanno il sopravvento sulla Grande Mela. Questo stile retrò si accosta bene alla tecnologia contemporanea, rendendo così la serie fuori da un tempo definito.
Se il buongiorno si vede dal mattino sembra che Bruno Heller abbia colto nel segno. Gotham è come una scatola chiusa, che racchiude al suo interno varie realtà contrastanti. Cupa e divertente su una faccia, violenta e sensuale sull’altra. La follia che si rispecchia nella propria bellezza. La città crea e alimenta, ma fortunatamente non esiste ombra senza luce. Questo ultimo lume che nasce dall’oscurità è simboleggiato dal detective Jim Gordon, che per dare conforto ad un bambino scioccato da un evento tragico gli confida: “Per quanto ti possa sembrare buio e pericoloso il mondo adesso, la luce tornerà a splendere”. Una frase ad innesco, d’altronde gli eroi non nascono, vengono forgiati. L’inizio di tutto, questa è Gotham.