LO STELVIO, DOVE PASSATO E PRESENTE SI FONDONO SULLE ALPI…REGIA DI ALESSANDRO MELAZZINI
Durante la Prima guerra mondiale lo Stelvio fu teatro di scontri logoranti, battaglie in trincea fra Italiani ed Austro-Ungarici. Persone che non solo si uccidevano gli uni contro gli altri, combattendo per due Paesi, ma che dovevano far fronte ad un avversario comune ben più pericoloso: il generale Inverno. Prima ancora delle brutalità della Grande Guerra, lo Stelvio fu meta turistica. Andando a ritroso nel tempo, quell’ambiente selvaggio vide costruirsi in grembo una strada che era una meraviglia a livello tecnico ed architettonico. L’Impero Austro-Ungarico aveva grandi progetti per la zona, voleva fare del posto una posizione strategica sia dal punto di vista commerciale che da quello dei trasporti. Lo Stelvio nasce per qualcosa ma si sviluppa per qualcos’altro divenendo un luogo turistico già nell’Ottocento. Lo Stelvio ad oggi è ancora il terreno di incontri e di scontri fra civiltà.
Diretto da Alessandro Melazzini, il film Stelvio. Crocevia della Pace è un documentario che trasporta lo spettatore a quasi tremila metri d’altezza. L’opera, pur rientrando nel Programma ufficiale delle commemorazioni per il centenario della Prima Guerra Mondiale, non mostra immagini di repertorio, preferendo non solo svelare le testimonianze della Guerra (tanto che dopo un secolo è possibile rinvenire gavette, bozzoli e filo spinato) ma anche ricordare i morti di entrambe le fazioni per una pacificazione realmente trovata perché Stelvio è “Crocevia della Pace”. I protagonisti del film sono i contadini, gli albergatori, gli alpini come Mario che ricordano i caduti durante la prima guerra, gli uomini e le donne del Corpo Forestale, il meccanico ed inventore Arturo “Pompa” Quintavalla che da quando ha assistito alla morte di una ragazza si impegna giorno dopo giorno nella costruzione di apparecchiature che permettono il salvataggio alpino.
“Stelvio” è la storia di un artista strambo e pittoresco, un uomo di origini nordiche che riporta la vita e la morte nelle sue opere. Il film intreccia storie, risate e momenti di tristezza, silenzi ed immagini da contemplare. Si celebra la Montagna, quella con la M maiuscola poiché viene divinizzata, e uno dei massimi momenti viene raggiunto durante il coro La Bajona il “Signore delle Cime”. Ottima la regia di Melazzini, sublime la fotografia curata da Alessandro Soetje. Entrambe ci fanno toccare il cielo con un dito, entrambe ci trasportano in una distesa di bianco che si distende per chilometri e chilometri. L’uso delle webcam, delle coptercam, e dunque dei droni e degli elicotteri (senza dimenticare le scene inerenti alla passione del volo di “Pompa”) durante le riprese dei meravigliosi campi lunghi e lunghissimo sullo Stelvio, hanno permesso la realizzazione di un’opera d’impatto visivo che dal punto di vista documentaristico lascia a bocca aperta.
Gli unici punti deboli di Stelvio sono da un lato l’essere un documentario fortemente influenzato dal suo obiettivo primo: vendere un servizio turistico. Dall’altro quello di concentrarsi solo per metà sul paesaggio. Senza dubbio le difficoltà maggiori quando si fa un film di questo tipo derivano dalla mutevolezza del clima in alta quota. Ogni scena è subordinata al volere della Montagna ma il regista arricchisce con le interviste più varie, premendo un po’ troppo l’acceleratore sui personaggi che ruotano attorno all’Hotel Pirovano.