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The sound and the fury: recensione film

JAMES FRANCO TORNA CON LA TRASPOSIZIONE SULLO SCHERMO DI UN CLASSICO AMERICANO

VOTO: 3 su 5

as-i-lay-dying-james-franco-1Gli amanti di W. Faulkner forse non avranno adorato la trasposizione di James Franco, non ne avranno amato certo la resa poco appassionata e il mancato trasporto nel raccontare tale dramma. Resta il fatto che l’onnipresente ed egocentrico regista ben sa stare dietro alla macchina da presa, finendo sempre per portare a termine dei lavori tecnicamente impeccabili. Anche questa volta l’esperimento non delude, con una regia sublime sullo schermo arriva uno dei classici americani più letti di sempre. The Sound and the Fury è la storia della famiglia Compson, una storia tragica, trasposta sullo schermo in modo nervoso, ma esteticamente impeccabile. La scelta del regista è quella di dividere la pellicola in tre capitoli, corrispondenti alle prime tre parti del romanzo, dedicati ai personaggi di Benjy, di Quentin e di Jason. Gli stessi personaggi non vengono però nel racconto presentati in modo approfondito, spesso appaiono solo schizzi di acquarello dai contorni sfumati, se ne perdono i meccanismi, le qualità, le dinamiche e la forma dell’essere.

La storia, raccontata da James Franco, manca della passione e del sangue vivido presente nelle pagine di Faulkner lasciando che la pellicola sia in più punti solamente un esemplare di saccenza tecnica. Tutti gli avvenimenti sono trattati con tale disinteresse da scorrere veloci senza sosta, lo spettatore non ha il tempo di sentirsi parte integrante della storia, né tantomeno di esserne coinvolto. Persino il rapporto tra i fratelli viene semplicemente delineato, ben resi sono invece gli aspetti psicologici e netti dei domestici di casa Composn, personaggi sui quali il regista riesce a soffermarsi a sufficienza. James Franco dimostra le sue capacità e non solo come interprete. Per l’ennesima volta riporta sullo schermo la sua passione per i classici, peccato che tale passione non emerga nella trasposizione cinematografica. Puntando sulla tecnica il prodotto finisce per mancare di quelle sensazioni che avrebbero reso il film all’altezza del libro, un libro che meritava maggior cuore. Per il resto il dramma scorre e lascia in più punti lo spettatore desideroso di proseguire nel guardare lo svolgimento, senza però stravolgersi l’anima.

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