RON MANN: ”ALTMANIANO SIGNIFICA FARE FILM IN MODO COMPLETAMENTE INDIPENDENTE, CONTRO LE CONVENZIONI E LO STATUS QUO”
Altmaniano è la parola d’ordine, rivoluzione e coraggio le chiavi con le quali aprire il forziere cinematografico. Altman, il documentario di Ron Mann, ripercorre la vita e la carriera di Bob, il cineasta che tra successi e cadute ha creato un nuovo modo di fare, vedere e concepire il cinema.
Cosa significa per lei l’aggettivo altmaniano?
Ron Mann: l’aggettivo Altmaniano ha insito in se tanti significati, credo significhi fare film in modo indipendente, contro le convenzioni e lo status quo.
Quale è stato l’aspetto più difficile di vivere al fianco di un uomo tanto devoto al lavoro e come Bob si risollevava dopo un insuccesso?
Kethryn Reed: Ammetto che Bob non si faceva abbattere troppo dagli insuccessi, riprendeva subito a lavorare. Era divertente essere sposata con un uomo che lavorava così tanto e poi era sempre sul set con lui a vedere il girato.
Michael Murphy: Kathryn è un po’ modesta, ma in realtà lei è stata una grande, davvero una parte di quella sorta di “famiglia” che si creava sul set. Facevamo una festa ogni sera e lei era sempre pronta ad organizzare il tutto.
Kathryn Reed: Il set era una grande famiglia e questo funzionava bene. Un film citato raramente è La fortuna di Cookie: fu girato in una cittadina del Mississippi, Holly Springs. La città era davvero piccolissima, e gli abitanti hanno accettato di farci spazio nelle loro stesse case per permetterci di girare il film, lo hanno fatto con piacere. Bob teneva moltissimo a ciascuno dei suoi attori, voleva farli sentire a loro agio e protagonisti fuori e dentro il set: Glenn Close, per esempio, amava andare in bicicletta, e ogni mattina percorreva in bici le vie di Holly Springs, mentre noi la salutavamo dal portico. Questa atmosfera familiare ha contribuito alla riuscita del film: questo è davvero un esempio di come Bob amava lavorare.
Michael Murphy: Questo comportamento da parte di un regista è davvero molto raro.
Signor Murphy quali sono le sue memorie e i suoi ricordi legati a Nashville, uno dei numerosi film ai quali ha collaborato insieme a Robert Altman?
Michael Murphy: Oh, è stato meraviglioso! Bob mi ha telefonato e mi ha detto: “Murphy, il 15 luglio iniziamo a girare un nuovo film, ma per il 4 luglio faremo una festa a Nashville”. Adorava organizzare feste, c’eravamo tutti, il cast e la troupe, ed eravamo alloggiati su due interi piani di un motel tipicamente americano , e poi siamo rimasti insieme per dieci giorni, prima dell’inizio delle riprese, imparando a conoscerci. Il fatto di essere stati insieme e soprattutto di esserci conosciuti ha permesso un’ottima riuscita del film, visto che Nashville è composto da una serie di storie intrecciate fra loro. Non facevamo mai prove prima di girare; Bob ci disse: “Siete liberi di improvvisare con i vostri personaggi, a patto che non mi annoiate, altrimenti la macchina da presa si sposterà su un altro personaggio”. Tutto è nato da un diario scritto da Joan Tewkesbury, che aveva sceneggiato Gang. È stato un film molto piacevole da girare; ricordo che sul set ho avuto delle conversazioni interminabili con Geraldine Chaplin.
Nel documentario uno dei momenti più toccanti è quando viene consegnato l’Oscar alla carriera ad Altman: cosa ha rappresentato per lui ricevere un riconoscimento così importante?
Kathryn Reed: L’Academy glielo aveva già proposto un paio di volte, ma lui aveva rifiutato dicendo: “È un premio per vecchio e io non ho ancora finito di lavorare! Accettó di ricevere il premio solo a patto che venissero mostrate delle clip del suo ultimo lavoro Radio America . Meryl Streep e Lily Tomlin furono felicissime di essere coinvolte nella presentazione dell’Oscar alla carriera. Bob proprio quella sera parló del suo trapianto di cuore, un segreto che eravamo riusciti a tenere nascosto per undici anni. È stato bellissimo rivedere quella scena all’interno del film.
Michael Murphy: Non è forse stato meraviglioso quando Bob si è rivolto a Kathryn durante il suo discorso? Lily e Meryl Streep, sono state strepitose!
Kathryn Reed: Ricordo che quel pomeriggio Bob era salito sul palco per il sound check prima della cerimonia, e in quell’occasione disse a Meryl: “Stasera, quando sarete sul palco, continuate a parlare senza sosta anche dopo aver finito le vostre battute!”. E infatti poi durante la presentazione è
andata proprio così.
Michael Murphy: E il pubblico le ha adorate!
Come ha avuto inizio il progetto di questo documentario?
Ron Mann: Ho incontrato Kathryn e Michael in Italia nel novembre 2011, durante la retrospettiva dedicata a Robert Altman al Festival di Torino. Il lavoro è iniziato in realtà l’estate successiva quando mi sono recato all’Università del Michigan, dove sono conservati gli archivi con i materiali appartenuti a Bob. Kathryn poi nel corso degli anni aveva raccolto numerosi documenti, fotografie e filmati casalinghi, questo è stato per me un enorme vantaggio, molti registi non hanno opportunità del genere.
Kathryn Reed: Ho iniziato a collezionare questi materiali da quando io e Bob ci siamo sposati, nel 1959. Si tratta esclusivamente di documenti sulla nostra famiglia, e hanno funzionato benissimo per il film di Ron.
Qual è stata la relazione fra Robert Altman ed altre forme d’arte, in particolare la musica, che spesso ritorna nel suo cinema e nella vita?
Ron Mann: Credo che Bob girasse i suoi film come se fossero delle sessioni di jazz, con grandi ensemble di attori che “suonavano” insieme.
Kathryn Reed: C’è una donna, una docente dell’Università del Wisconsin, di cui ora non rammento il nome, che ha scritto un libro dedicato interamente alla musica nei film di Bob, si è concentrata su questo aspetto e credo che a lui avrebbe fatto molto piacere visto che amava la musica.
Impossibile a questo punto non chiedervi quale sia il vostro film preferito di Robert Altman.
Ron Mann: Oggi dico Mash. Prima di Mash, la commedia era completamente diversa. Con Mash, all’improvviso la commedia è cambiata è andata controcorrente come piaceva fare a Bob. Mash è stato realizzato in maniera del tutto fuori dagli schemi e con coraggio.
Kathryn Reed: Bob diceva che il suo film preferito era quello che aveva più bisogno di aiuto, come con i figli. Io mi sento di rispondere nello stesso modo.
Michael Murphy: Sicuramente Nashville che è ancora attualissimo. In occasione del venticinquesimo anniversario dalla sua uscita siamo andati ad una proiezione speciale organizzata dall’Academy, ed è stato incredibile constatare quanto il film fosse profetico: il terzo partito, l’assassinio di una celebrità, come quello di John Lennon… L’altro mio preferito insieme a Nashville è I compari.