SONG OF THE SEA È POESIA, PICCOLISSIMA, INTIMA, DALLA MUSICALITÀ FERVENTE E ARMONIOSA. UN TRIPUDIO PER IL CUORE, PER LA TESTA E PER L’ANIMA
DURATA: 93′
USCITA IN SALA: N/A
VOTO: 5 su 5
Ciò che siamo proviene dai racconti tramandati dai nostri avi, attraverso Secoli di storia e di evoluzione antropologica che, di fatto, hanno espanso, modificato, stravolto queste favole per adattarle alla contemporaneità, pur mantenendo salde le radici alle origini, dove tutto parte e, forse, dove tutto, prima o poi, farà ritorno. Un cerchio che si chiude, quindi, nel quale nulla cambia davvero ma resta costante nel tempo, una realtà all’interno di un’altra e un’altra ancora: la notte, il giorno, il mare e la terra, la natura tutta e la fondamentale immaginazione intrisa nell’uomo che gli permette di elevarsi e inseguire i propri sogni, ovunque essi si trovino, sfidando le tempeste e gli ostacoli, seguendo le luci che riescono ad illuminare anche il più buio, profondo e desolato cammino perché sfoci, finalmente, nella consapevolezza assoluta di ciò che può significare emozione.
È proprio un percorso quello che compie la piccola Saoirse, venuta alla luce la notte in cui la madre sparisce misteriosamente, restando con suo padre, il fratello Ben e il cagnone Cu. Passano gli anni mentre tutti e quattro vivono nel faro, sperduto tra gli isolotti che fronteggiano la costa irlandese. Saoirse però non parla, non tira fuori un fiato se non per suonare la conchiglia che sua madre ha donato a Ben prima di scomparire. Suonandola, la bambina, viene attratta da strani e particolari fiocchi luminosi, portandola fin dentro il mare e facendola prendere coscienza di quale sono le sue vere origini.
Tomm Moore dopo la Nomination all’Oscar per The Secret of Kells conferma la straordinaria dote di regista e animatore visionario, ispirato, delicato e sensibile dirigendo il bellissimo e commovente Song of The Sea. Sarebbe riduttivo parlare di film d’animazione, come sarebbe superfluo affermare che il film sia un’opera parallela all’offerta delle grandi major produttive con una screenplay che prende completo impulso dalle legende irlandesi dei mitologici Selkie. Song of The Sea, infatti, è semplicemente poesia, piccolissima, intima, dalla musicalità fervente e armoniosa come solo quella dell’Irlanda sa essere e i personaggi, poi, sono assolutamente perfetti: collocati e disegnati di modo da essere la rappresentazione esatta delle emozioni intime di ogni essere umano e non, colonne portanti di una vicenda che fa della fantasia lo scrigno nascosto nel cuore umano, pulsata nei nervi e nelle vene per arrivare fin su agli occhi, bagnando di lacrime l’oceano immenso in cui rispecchiano le stelle da seguire. Una film che è un tripudio di sensazioni positive e alte, dall’accecante e luminescente grafica, con una magnificenza nitida e pura riflessa in una storia che fa bene al cuore, alla testa e all’anima.