Amoreodio: recensione film

UN CASO DI CRONACA NERA MOLTO DISCUSSO DIVENTA L’OCCASIONE PER RIFLETTERE SUL MARCIO DI UNA GENERAZIONE SENZA AMBIZIONI

locandinaGENERE: drammatico

DURATA: 100 minuti

USCITA IN SALA: 9 ottobre 2014

VOTO: 3 su 5

Katia è una diciassettenne di un piccolo paesino che vive apaticamente ogni sua giornata. Si incontra con Andrea, il suo fidanzato, sempre nello stesso casale abbandonato, e quando non è con lui vede video proibiti online e si concede ad altri ragazzi. Nonostante non provi passione per nulla, le piace trasgredire e disubbidisce costantemente ai suoi genitori, che non accettano la sua relazione col giovane ritenendola la causa del suo basso rendimento scolastico. Stanca della monotonia e del vuoto della sua vita, e desiderosa di sentirsi “libera”, trascina Andrea nella macchinazione di un violento crimine che porterà loro e la famiglia della ragazza a una fine tragica.

Non è un caso che le vicende messe in scena in Amoreodio sembrino famigliari allo spettatore. Sono i fatti che più spesso si sentono in tv o si leggono sui giornali; sono episodi di violenze domestiche, ormai purtroppo quasi all’ordine del giorno, che costellano i media del nostro tempo.
In particolare, il caso di Katia e Andrea raccontato dal regista e sceneggiatore Cristian Scardigno si ispira al dramma di Novi Ligure avvenuto nel 2001, quando la coppia di giovani fidanzati Erika e Omar uccise madre e fratellino della ragazza. Sicuramente ci è voluto coraggio per portare sul grande schermo una storia di tale potenza e disumanità, ma il merito maggiore di Scardigno è quello di aver scelto di interrogarsi, indagare e approfondire la vita degli adolescenti a partire dal loro rapporto coi genitori, piuttosto che accontentarsi di ricreare un semplice resoconto di quanto avvenuto.

Katia (Francesca Ferrazzo) è di una freddezza inquietante e sembra vivere ogni momento della sua esistenza con alienata superficialità. Si estranea dal mondo, probabilmente perché non sente di farne parte come non sente di essere parte della sua famiglia, dalla quale dice di essere pressata e incompresa. E se lei rimane la stessa gelida persona anche dopo il dramma, Andrea (Michele Degirolamo) è al contrario un personaggio ricco di sfumature. Il suo innamoramento per Katia lo porta a esserne succube e ad accettare di fare tutto per lei, anche l’irreparabile. Lui prova amore, attrazione, paura, infine pentimento. È il debole di cui la ragazza si approfitta, e viene da chiedersi se lei sia davvero innamorata di lui o se se ne serva soltanto per realizzare i suoi lugubri scopi.

Loro sono l’immagine di una generazione vuota e senza ambizioni, che vive di social network e che troppo spesso cerca il divertimento in qualcosa di sbagliato. È inquietante vedere la soddisfazione sul volto di Katia dopo aver compiuto qualcosa di talmente disumano. Eppure lei dice di essersi divertita, come si era divertita lanciando pericolosamente sassi contro un treno in corsa, e realizza così il suo intento, quello di trovare un modo affinché possa essere ricordata, qualcosa di importante che la renda importante.

Scardigno è riuscito a ricreare il marcio di alcune vite, la monotona esistenza di certe famiglie, le incoscienti azioni di un’adolescenza vuota e frustrata, la volontà di scappare alla noia e rifugiarsi lontano dalla realtà. Il coinvolgimento è completo e la musica di Mauro Del Nero accompagna il racconto come una terza protagonista, conducendo lo spettatore verso i momenti più inquieti della storia.

 

 

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