RAPPRESENTAZIONE DISSACRANTE DI UN’IMPROVVISA MIETITURA GENERAZIONALE
ANNO: 2014
DURATA: 92 minuti
VOTO: 3,5 su 5
La follia va di pari passo con il genio. Non è una considerazione sempre valida, ma si addice perfettamente a quella che è la personalità di Takashi Miike. Mai privo di sorprese, con la sua ultima pellicola, tratta da un omonimo manga che rende al meglio le sue assurdità sicuramente sullo schermo, il dono di Miike è saper far divertire, intrattenere e riflettere tutto utilizzando un unico schema narrativo, non privo di morale, ma assolutamente fuori dagli schemi, anche quelli presenti nell’irrazionale, regalando un’avventura unica come As the gods will.
In una scuola a Tokyo quelli che sono i simboli della cultura giapponese prendono vita ed iniziano a trasformarsi in armi di distruzione di massa, scagliandosi contro giovani inermi che per sopravvivere devono spodestare le dinamiche dei livelli che si pongono volta per volta. Il superamento o meno di uno di questi ha come prezzo la vita, solo alcuni riusciranno a cavarsela, uscire dall’enigmatico cubo in cui sono imprigionati ed essere proclamati definitivamente “Figli di Dio”.
Nella scalata verso la conquista della libertà e della salvezza facciamo la conoscenza di alcuni personaggi volutamente stereotipati e delle motivazioni che gli hanno portati ad essere considerati degni o meno di quella sopravvivenza alla quale, improvvisamente, si trovano ad aspirare. Non manca nulla in questo film. Tutto è esattamente assurdo come dovrebbe e i meccanismi che sbloccano i vari livelli sono basati su logiche di una qualsivoglia giustizia divina estrema, sadica, ironica, che si rifà a principi sostanzialmente giusti ma tramutati in pretesti per setacciare una generazione annoiata, senza stimoli e presuntuosa.
Il “gioco della morte” creato da Miike non si prende assolutamente sul serio. Anzi. Non vedremo trappole mortali stile Saw L’Enigmista, anche se la logica della purificazione di se stessi è piuttosto marcata, ma giochi malefici dall’aspetto assolutamente amichevole che si divertono a stuzzicare e torturare le vite di un branco di studenti incapaci di fare altro che lamentarsi delle loro vite, portandoli addirittura a rimpiangere quella noia che tanto avevano accusato.
Se il regista è geniale, anche il cast non scherza. Dare l’impressione di un’interpretazione contestualmente drammatica, comica e stupefatta riesce in modo impeccabile, divenendo parallelamente alla sceneggiatura e ai testi, punto di forza del prodotto, instancabilmente creativo e sorprendente.