AL PARI DI BUSTER KEATON E CHARLIE CHAPLIN, TATI INCARNA MONSIEUR HULOT, ICONA DELLA COMMEDIA MUTA
Jacques Tati scopre il suo talento grazie allo sport: dopo aver praticato da ragazzo, con discreto successo e ugual passione, tennis, equitazione e pugilato, conosce durante un breve viaggio a Londra il rugby. Tornato a Parigi riesce subito a entrare in una squadra semi-professionale e, durante le pause tra una partita e l’altra, inizia a divertire i suoi compagni mimando con grande agilità le loro imprese sul campo. Viene così alla luce la comicità che contraddistinguerà tutte le interpretazioni di Tati: un autentico cimento fisico, incredibilmente espressivo nonostante il mutismo che lo accompagna.
Gli esordi a teatro negli anni Trenta confermano la sua innata bravura e presto il pubblico francese impara a riconoscere la sua longilinea silhouette. Tra le critiche entusiaste dei suoi spettacoli si annovera anche quella di Colette: la celebre scrittrice rimane affascinata dai movimenti di questo attore, capace di essere allo stesso tempo “il giocatore, la palla e la racchetta da tennis”. Nel frattempo Tati ha modo di comparire anche sul grande schermo, partencipando ad alcuni cortometraggi. È però solo dopo la Seconda Guerra Mondiale che l’attore fonda, insieme all’amico Fred Orain, la propria casa di produzione. La Cady Films permetterà a Tati di realizzare, in veste di sceneggiatore, regista e protagonista, i suoi primi tre lavori: il cortometraggio L’école des facteurs e due lungometraggi.
Jour de fête prende spunto da una giornata di fiera in un piccolo paese di campagna. Poichè tutti si godono le attrazioni arrivate in paese, anche il solerte postino François si concede una pausa e assiste alla proiezione di un documentario sul servizio postale americano. Esaltato dalle imprese dei colleghi d’oltreoceano, François decide di emularli in velocità e destrezza, sfrecciando per il paese a bordo della sua bicicletta con prevedibili risultati catastrofici. Il film, a causa della diffidenza dei distributori francesi, venne proiettato per la prima volta a Londra nel 1949. Solo dopo il successo ottenuto all’estero conquistò anche il pubblico di Francia, arrivando a vincere nel 1950 Le grand prix du cinéma français.
Les vacances de monsieur Hulot arriva quattro anni dopo, contradddistinto da alcuni importanti cambiamenti di stile. Dalla divertita descrizione di un villaggio rurale, il regista passa a osservare con ironia i personaggi e i riti di una piccola stazione balneare, luogo di ritrovo per eccellenza della borghesia francese durante gli anni Cinquanta. Il dialogo, che in Jour de fête aveva ancora un piccolo ruolo, sparisce completamente, mentre appare il personaggio che consacrerà il regista alla fama mondiale. Il signor Hulot movimenta la pigra routine della compagnia tra equivoci e incidenti, conquistando (quasi) tutti con la sua maldestra buona volontà.
L’esilarante protagonista accompagnerà Jacques Tati per tutta la sua carriera, affrontando situazioni ogni volta diverse, ma sempre con lo stesso candore e un’inalterata sbadataggine. Sebbene Tati si ritiri dalle scene alla fine degli anni Settanta, è possibile vedere monsieur Hulot ancora una volta, in un lungometraggio d’animazione uscito nel 2010. L’Illusioniste si basa infatti su una sceneggiatura scritta dallo stesso Tati alla fine degli anni Cinquanta, ma mai arrivata sul grande schermo. È Sylvain Chomet, il regista di Appuntamento a Belleville, a raccontare le disavventure di un modesto prestigiatore dall’inconfondile fisionomia.