L’INUSUALE CABALA STA AIUTANDO IL DIRETTORE DEL FESTIVAL DEL FILM, MARCO MULLER
Si, questa volta diamo i numeri. Iniziato il primo weekend al Festival di Roma, terzo giorno di programmazione con film, anteprime e incontri. Nona edizione, ottavo anno, un terzo del budget iniziale. RomaFF9 in codice racconta questo in sole 72 ore passate sul red carpet, 30 i gradi sull’asfalto, eccessive le oltre due ore di “pausa pranzo” concesse al pubblico di pattuglia, 15 i kilometri stimati a fine giornata sul contapassi personale.
Ma la festa è anche questa, almeno nel fine settimana, due giornate piene ronzando attorno all’alveare di Renzo Piano, preso d’assalto da scolaresche e addetti ai lavori, più rapidi loro a scrivere e sciamare nelle sale che le delegazioni dei film ad arrivare in tempo sul tappeto rosso. Bilancio dei primi giorni positivo, sicuramente molta attenzione ai dettagli e un giusto mix di sponsor e media partner: in pratica, si può rimanere occupati da mattina a sera senza problema alcuno.
Sono arrivati attori e registi, Clive Owen e Stephen Daldry tra i più acclamati, nutrita come sempre la schiera degli italiani, tra cui Valentina Lodovini, finora la stella indiscussa per fascino e carisma. La qualità delle proiezioni sta elevando il livello di un Festival che continua a cercare la sua strada, messo in discussione (ne siamo i primi), bistrattato, amato, odiato, benvoluto e ricercato. Tantissime le anime messe in mostra dalla una mostra che è Festa in senso maiuscolo, per tutti e dedicata a tutti, spaziando per generi e fantasie.
Che il 9 porti fortuna a Marco Muller? In fin dei conti, a pensarci bene, nessuna cabala si associa a tale numero, non almeno cinematograficamente parlando, quindi rispettando la scaramanzia torniamo nei nostri ranghi di acuti osservatori, diamo un bel voto alto al rodeo del Flaminio e aspettiamo la chiusura dei tornelli per apporre un’eventuale lode. Ci fossero anche fontane da cui far sgorgare birra potremmo gridare addirittura al miracolo.