Roma Film Fest 2014 – Due volte delta: recensione film (Prospettive Italia)

DOCUMENTARIO SUGLI ABITANTI DEL DELTA DEL PO E SULLE LORO ATTIVITÀ LEGATE ALLA FAUNA ITTICA

due volte delta 2VOTO: 2,5 SU 5

Presentato al Festival nella sezione Prospettive Italia, Due volte Delta è un documentario bipartito diretto da Elisabetta Sgarbi. La regista affronta le dinamiche quotidiane di un mondo che sembra perduto, eppure è ancora lì, vivo e guizzante come i pesci che lo popolano: è il mondo creatosi attorno al delta del fiume Po, dove uomini e fauna ittica convivono da sempre in un rapporto dall’equilibrio precario.

La prima parte del lavoro della Sgarbi, “Per soli uomini”, è ambientata nella località Ca’ Pisani, in una delle valli che il fiume crea alla sua foce. Qui vivono Gabriele, Claudio e Giorgio, tre valligiani dediti all’allevamento del pesce. La loro vita si è adattata perfettamente a quella dei loro “protetti”, così come i loro bioritmi e le loro abitudini. Giornate che scorrono quasi nel più totale silenzio, interrotto solo da qualche parola e dallo sciabordio dell’acqua sui bordi delle vasche. Un’esistenza passata a osservare e a sorvegliare, indagata dalla Sgarbi con una macchina da presa a spalla che fa sfoggio della sua natura, avanzando verso i volti dei tre uomini per poi indietreggiare rispettosa. La voglia di raccontare queste vite si rivela nello sguardo lucido e non partecipe della regista, testimone silenziosa e curiosa di un’attività che sembra provenire da un tempo lontano.

“Il pesce siluro è innocente” è il nome della seconda parte del documentario, che pone sempre al centro la delicata relazione che intercorre tra coloro che abitano sulle rive del fiume Po e i pesci che invece vi abitano dentro. Due pescatori di anguille, un uomo e una donna che raccolgono cozze e vongole e un pescatore che alleva pesce da spettacolo sono i protagonisti di questa sezione. A differenza della prima parte, in “Il pesce siluro è innocente” la Sgarbi decide di intervenire con maggiore incisività: le inquadrature sono più costruite, così come più articolati sono i movimenti di macchina. Emerge con forza la fotografia, che trasforma i paesaggi protagonisti in bianche atmosfere lattiginose che quasi ingoiano gli individui umani presenti, pronte subito a risputarli.

In queste rappresentazioni, le figure degli uomini e delle donne qui chiamati in causa si stagliano nella nebbia come fantasmi erranti, rigidi e vigili sulle loro barche che silenziose scivolano sulla superficie dell’acqua. Anche loro, come i tre valligiani della prima parte, sanno che la loro giornata ruoterà attorno agli esseri che si agitano nel fiume, così come sanno che la loro felicità dipenderà dal rapporto che riusciranno a instaurare con essi.

Mondi all’apparenza lontani e scomparsi sono quelli posti al centro dello sguardo di Elisabetta Sgarbi. Due volte delta è un documentario che apre uno spiraglio sull’ecosistema del Po, così fisso nelle sue dinamiche così come è chiuso verso ingerenze esterne che ne modifichino gli equilibri. Ma una chiusura del genere non è possibile, e gli abitanti lo sanno bene: ne vivono le conseguenze e ne patiscono i cambiamenti, resi dalla regista con uno sguardo rispettoso e con un lavoro affascinante.

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