”NON SONO UN PIAGNONE, MA QUANDO PARLO D’AMORE PIANGO”: LA COMMOZIONE DI UN UOMO PRIMA CHE DI UN ATTORE. TOMAS MILIAN IN UN TOCCANTE E SINCERO FLUSSO DI COSCIENZA
Parla cuore a cuore, quasi senza microfono, ad un pubblico che lo acclama, lo ama, quasi lo sorregge metaforicamente, stringendolo forte a se. Tomas Milian, l’eroe di un cinema pop che non esiste più, incontra nuovamente la sua Roma, i suoi spettatori, in occasione del Festival del Film di Roma che gli ha voluto regalare l’Acting Award 2014, un premio alla Carriera che resta addirittura sullo sfondo, viste le parole dell’attore che si lascia andare ad un flusso di coscienza che attraversa settant’anni di vita, da Cuba a New York, fino alla Marina degli Stati Uniti, ai provini all’Actor Studios, e al cinema d’autore, una passerella che poi l’ha portato a Roma per quell’Icona intramontabile e crepuscolare dell’Ispettore Giraldi. Il successo, tanto, le tasche bucate e la voglia di tornare in America per lavorare con Spielberg, Tony Scott e Steven Soderbergh. È impossibile descrivere l’esistenza che si lascia alle spalle Tomas Milian, fatta di ricordi e aneddoti, vita vissuta e anche tanto, troppo dolore.
Vi lasciamo con un estratto delle parole che Tomas Milian, tra commozione ed amarcord, ha regalato al pubblico presente in sala, in piedi per una standing ovation lunga e calorosa.
Tomas, come ci si sente a tornare a Roma?
”Mi viene da piangere se penso a Roma e all’amore per Roma. Mi resta l’emozione, e alimentano, ancora una volta, l’amore per questa città.”
Sei arrivato in Italia e subito sei stato adottato dal cinema d’autore, poi hai intrapreso un’altra carriera, con i spaghetti western, come mai questa decisione?
”Ho sempre dovuto lavorare per mangiare, sono uno spendaccione. Da piccolo non ho avuto amore, mi madre non era mia madre. La conobbi da grande, Roma divenne mia madre, alla quale oggi dedico tutta la mia vita […]. Detto questo, il cinema d’autore lo feci per un contratto con Cristaldi.
Mi sono avvicinato poi ai cavalli, sempre con il mio nome. Quando vidi La Valle dell’Eden mi identificai nel personaggio di Dean. Andai da Miami a New York, giunto all’Actor Studios, iniziai a parlare meglio. Mi iscrissi alla Marina Americana per parlarlo meglio. Feci una scena con un partner, da li la mia avventura.”
Continua:
”Non sono un piagnone, ma quando parlo d’amore piango.”
”Ho deciso di fare un altro film del Monnezza, presentando il mio figlio adottivo, sperando che mi dia le stesse soddisfazioni. Si chiama Mattina, è molto timido, ed è seduto proprio in mezzo a voi.”
Conclude:
”Ne ho fatte tante per essere qui, e devo ringraziare un uomo comune come Nico Giraldi per il vostro enorme, immenso amore. Vi amo tutti.”
Scoppia a piangere, e noi con lui.