PRODOTTO DA KEVIN WILLIAMSON, UN TELEFILM CHE AFFRONTA IL REATO DI STALKING
“Più di sei milioni di persone sono perseguitate ogni anno negli Stati Uniti. Una donna su sei, un uomo su diciannove. Lo stalking è un’attenzione indesiderata o ossessiva di una persona verso un’altra. E’ spinta da un rifiuto, dalla gelosia, dalla vendetta.” Così Stalker, nuovo procedural drama della CBS, ci introduce nel mondo di un reato così diffuso non solo negli States, ma in tutto il mondo. Protagonisti del nuovo show sono Maggie Q, nei panni della detective Beth Davis, e Dylan McDermott nel ruolo del detective Jack Larsen. Insieme indagano sui vari casi di stalking per la Threat Assessment Unit del Los Angeles Police Department.
Fin dal pilot, ci sembra chiaro che lo show si svilupperà anche attraverso una trama orizzontale che coinvolge entrambi i protagonisti: Jack Larsen agisce da stalker lui stesso, e combatte per poter rivedere suo figlio, che ora vive con la sua ex moglie, ed è ossessionato da loro, tanto da seguirli ovunque vadano. Beth Davis, invece, si comporta da vittima di stalking: ogni sera chiude porte e finestre, assicurandosi di non esser seguita, e questa sua mania ossessiva-compulsiva si rispecchia nel lavoro che svolge da stakanovista. Sicuramente questi due personaggi avranno altro da rivelarci nel corso degli episodi e siamo sicuri che le loro personalità andranno a scontrarsi molte volte in futuro.
La CBS ha svolto un gran lavoro nella promozione dello show, cui produttore esecutivo è Kevin Williamson – e i tratti dell’autore si vedono: atmosfere cupe, tensione alle stelle, e la prima scena, dove una donna si ritrova vittima del suo stalker, mentre urla nel tentativo di chiamare aiuto, è raccapricciante. Stalker ricorda The Following e Criminal Minds proprio per questi particolari.
Maggie Q è nella parte della poliziotta dura e caparbia, in un ruolo che sembra cucito su di lei, e non a caso quattro anni a interpretare Nikita le sono serviti – in una delle scene finali, si ha un dejà vu proprio con la femme fatale. Dylan McDermott ci riprova sempre su CBS, dopo l’insuccesso della rete con Hostages, serie cancellata prematuramente quest’anno.
Data la particolare violenza contenuta nell’episodio, il pubblico americano del mercoledì sera non ha particolarmente gradito lo show, che ha registrato poco più di 9 milioni di telespettatori e un 2.0 di rating. C’era da aspettarselo, e lo stesso Williamson ne aveva parlato in precedenza: Stalker non è un telefilm per tutti. Ci piace perché oltre i semplici casi di stalking che vedremo nel corso della stagione, lo show si concentra fin da subito ad esplorare il passato dei due protagonisti, Beth e Jack. Entrambi diversi, eppure accumunati dallo stesso trauma.
Stalker ci mette di fronte a un problema reale e in crescita: siamo realmente al sicuro? In un mondo dove la tecnologia regna sovrana, diamo troppo accesso alle nostre informazioni, e i social network (Twitter, Facebook, Instagram) sono i maggiori responsabili a determinare il fenomeno di stalking.