The drift – La deriva: recensione

THE DRIFT, UN NOIR CHE SCORRE COME UN FIUME IN PIENA

LocandinaGENERE: drammatico

DURATA: 28′

USCITA IN SALA: N/A

VOTO: 4 su 5

Il termine “deriva” significa “trascinamento esercitato da un fluido in movimento su un corpo che vi è immerso o che galleggia su di esso”, in senso letterale o figurato, un trascinamento di cui lo spettatore dell’opera seconda del regista toscano Stefano Poggioni è inevitabilmente succube, o da cui si lascia cullare. The drift è un’opera estremamente interessante e articolata in maniera intelligente, che prende spunto da un soggetto diverso rispetto al primo corto di Poggioni, La lunga notte di Victor Kowalsky (2013). Questa volta la storia è atemporale, quella di una giovane coppia sprofondata nella voragine di una crisi incolmabile che, a causa di un momento di non lucidità mentale, si allontana e riavvicina come non mai.

Un cortometraggio che sa di noir, che scorre come un fiume in piena, catapultando i protagonisti senza nome, interpretati dai bravissimi Cristiano Burgio e Clara Brajtman, da un incipit rivelatorio verso una scena finale inaspettata, ma che vorremmo rivedere di continuo, per essere sicuri di aver capito bene cosa sia realmente successo, a cosa abbiamo assistito. Di certo non quello che Poggioni ha voluto far credere nei 27 minuti precedenti, giocando con il suo interlocutore.

La destrutturalizzazione del racconto dal punto di vista temporale, resa da un montaggio assai scarno ma discontinuo ed efficace, è l’espediente narrativo vincente a servizio degli attori, che mescola e rimescola le carte in tavola disseminando però utili indizi, che il regista lascia per ammiccare al pubblico; segni veri e propri che aiutano a ricostruire la realtà di ciò che è accaduto. Gli sfocati, i movimenti di macchina a mano, i lunghi piani sequenza nonchè l’audio in presa diretta e le telecamere ‘addosso’ ai due protagonisti contribuiscono a rendere il narrato “neo-realista”, vicino alla nostra quotidianità e privo di artifici stilistici, puntando alla sostanza.

Cristiano Burgio e Clara Brajtman rappresentano la splendida parte fisica di questo progetto indipendente molto coraggioso, che si addentra nella psicosi umana per raccontare una storia che potrebbe facilmente rimandare a reali fatti di cronaca, dunque perfettamente possibile e palpabile, che assegna al protagonista maschile lo status di vittima di sè stesso, apatico, intrappolato in una “gabbia” mentale costruita dal senso di colpa. La sua compagna è una figura eterea, interpretata da un’attrice più che dentro il suo ruolo, sospesa tra il sogno e l’incubo della sua vittima. Gli interni claustrofobici e bui della casa del mistero, si alternano agli spazi aperti e pieni di luce, dove prevale il rumore delle onde del mare, che dà il cambio all’ossessivo rintocco di pianoforte nel climax conclusivo.

Stefano Poggioni scrive, dirige e firma anche la colonna sonora di The drift – La deriva, realizzato in tempi brevi e con uno scarso budget, prodotto dalla collaborazione di The Factory Prd e Essi Girano. La prima nazionale del film è stata ospitata il 7 ottobre dal Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino (FI), alla presenza del regista Stefano Poggioni, dei protagonisti Cristiano Burgio e Clara Brajtman e di parte della troupe.

(Photo credits: MANUELA RISO) 

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