These final hours: recensione film

COSA FARESTI SE MANCASSERO SOLO 12 ORE ALLA FINE DEL MONDO?

these_final_hours_ver3_xlgGENERE: fantascienza

USCITA IN SALA: 20 novembre 2014

DURATA FILM: 87 minuti

VOTO: 4 su 5

Ultimo giorno sulla terra, mancano dodici ore alla fine del mondo, e l’Australia è nel panico più totale. Le macchine bruciano, gli uomini si disperano, cercano risposta nel fondamentalismo cristiano quando non si uccidono a vicenda. E’ questo lo scenario che Il regista Zak Hilditch ci presenta con la sua opera, These Final Hours.

Il film ci trasporta in un Paese sconvolto dal caos, è lo Stato di natura Hobbesiano, è un disordine morale e politico che scoppia in un momento in cui le autorità non sanno trovare una risposta a quello che sta succedendo. Mancano meno di 12 ore prima che un evento catastrofico, una nube Pompeiana generata dalla caduta di un meteorite, distrugga il mondo intero. Ora dopo ora, minuto dopo minuto, ogni Nazione viene devastata; la terra si sbuccia come un’arancia fino a diventare una palla di fuoco. L’Australia è l’ultima Nazione a perire ed il film essendo ambientato in questo Paese risulta, dai primi momenti agli ultimi, un crescendo di ansia e di terrore reso ancor maggiore dalla colonna sonora.

La macchina da presa del regista così si muove fra le strade di uno scenario apocalittico e lo spettatore sa dall’inizio dell’opera che per i protagonisti non vi sarà possibilità di salvezza alcuna. Per le strade le persone sono impazzite: alcuni sequestrano una bambina per seviziarla; altri si divertono ad uccidere i loro vicini; altri ancora esorcizzano le proprie preoccupazioni festeggiando ed organizzando un party a base di droga ed orge. L’umanità sembra dunque perduta, ha abbandonato tutte le qualità che la rendevano tale, quello che rimane è un surrogato della nostra specie, una specie che si è involuta nel giro di mezza giornata. Mano a mano che il tempo trascorre un rombo in lontananza si intensifica fino a raggiungere il suo massimo nel distruttivo finale. Eppure tre personaggi si incontrano e cercano, se non di fronteggiare l’evento catastrofico, di resistergli. La loro è una resistenza passiva, una resistenza che è una lotta contro il tempo.

Il protagonista indiscusso dell’opera è James (Nathan Phillips), bello e dannato, lo troviamo nei primi momenti della pellicola fare l’amore con Zoe, una ragazza a cui è particolarmente legato, da questa aspetta un bambino pur non essendo la sua fidanzata. Quest’ultima è ad una festa a base di droghe sintetiche e nel raggiungerla, il nostro, si imbatte in Rose (Angourie Rice) una bambina che sta per essere seviziata da un losco individuo. Le donne nella vita di James hanno una funzione determinante: Rose cerca di ricongiungersi al padre e James dopo averla salvata attraverserà l’Australia in lungo e in largo pur di portarla dal papà. Quindi, nel momento in cui Rose viene divisa dal padre, James stesso assume il ruolo paterno. Inoltre è grazie a Rose che James crescerà moralmente, capirà cosa significa l’amore e quanto realmente sia legato a Zoe. Imparerà in poche parole a vivere. Assistiamo dunque alla metamorfosi di James, un cambiamento che avverrà in un momento in cui le cose sembrano peggiorare.

L’opera made in Australia dimostra come sia ancora possibile realizzare un prodotto convincente dal punto di vista della trama pur avendo a disposizione un budget limitato. Girare un film apocalittico con un budget limitato è una sfida gigantesca, eppure la crew capeggiata da Zak Hilditch riesce a superare con successo la sfida. C’è da dire che molto è dovuta alla location, la periferia della cittadina di Perth, zona non esente da degrado e desolazione, particolari che si sposano bene in un film di questo tipo.

Melancholia in una versione ancora più nichilista, quello offertoci è un prodotto validissimo, un’esperienza visiva con una regia pulita ed un montaggio veloce, un film che vanta i più giovani talenti australiani e che ha come cavallo di battaglia i rapporti umani. Un elemento che troppo spesso viene accantonato in questo tipo di film.

 

 

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