AMERICAN HISTORY X: UNA TRISTE E VIOLENTA STORIA AMERICANA CHE RACCONTA UN TEMA DEL TUTTO ATTUALE
Una grande nazione con grandi problematiche che nel corso degli anni, nonostante la globalizzazione e la crescita culturale, non è riuscita a guarire da uno dei suoi mali più gravi e radicati: il razzismo. Tante storie sono state raccontate o scritte, altre sono state portate al cinema attraverso la potenza comunicativa della settima arte. Tra i vari film che hanno avuto il duro compito di portare questo messaggio, uno dei più originali, attuali e vivi è stato sicuramente American History X, ideato e sceneggiato da David McKenna e diretto dal regista britannico Tony Kaye nel 1998.
Derek Vinyard (Edward Norton) è un naziskin che, dopo tre anni di carcere scaturiti dal brutale omicidio ai danni di due ragazzi neri che volevano rubargli l’automobile, riacquista la propria libertà. Ad accoglierlo come un eroe ci sono suo fratello minore Danny (Edward Furlong) e il suo vecchio amico Seth (Ethan Suplee), entrambi ancora fedeli alla causa neonazista e alla loro setta finanziata dal distorto Cameron Alexander (Stacy Keach). Mentre Derek ha trovato redenzione e verità durante lo scontare della pena, il fratello viene sempre più influenzato da Cameron Alexander (Stacy Keach), finanziatore e attivista della giovane setta formata da fanatici inneggianti alla supremazia bianca. Il protagonista si impegnerà in modo deciso a far capire il suo nuovo Io, ma la storia iniziata in modo violento si concluderà con un epilogo altrettanto sanguinoso.
Il regista Tony Kaye, appena arrivato dal mondo pubblicitario, si trovò al suo primo grande lavoro dietro la cinepresa dirigendo gli interpreti in modo diligente, senza eccedere in nessun virtuosismo particolare, ma raccontando egregiamente la storia. È chiaro che, il valore aggiunto rimane quello dell’attore Edward Norton, che malgrado si trovi a dover interpretare un personaggio stereotipato, riesce a renderlo convincente e vivo attraverso il suo istrionismo ben controllato. A confermare ciò, c’è stata una nomination all’Oscar come miglior attore protagonista, rimasta tale perché in quell’anno la corsa alla statuetta era impossibilitata dall’immenso Roberto Benigni con il suo film La Vita è Bella.
Una pellicola con una trama lineare che non banalizza ne eclissa la sua essenza principale grazie ad una approfondita costruzione. Temi come l’Intolleranza razziale o l’odio che chiama odio, sono un’attualità che macchia non solo l’America, usata come esempio per questa pellicola, ma anche il resto del mondo. Come una radice ben radicata, rimane difficile estirpare questo male incurabile ed è speranzoso vedere Opere come questa, in grado di utilizzare dei toni estremamente forti per rendere chiaro e diretto il messaggio. D’altra parte un ideale non può essere trasmesso solo con le parole, ci vogliono anche dei fatti che possano essere definiti tali anche attraverso dei fotogrammi, che per la loro cruda realtà, alle volte fanno talmente male da distogliere lo sguardo. Per questo triste motivo American History X rimane e rimarrà per sempre un autentico Cult. Averlo visto nel ’98, vederlo oggi o fra anni non ne cambierà l’intensità della visione, perché questa è la natura umana. L’uomo non smetterà mai di far male ai suoi simili.