UNA RICOSTRUZIONE DEI FATTI, VERITIERA E ROMANZATA
DURATA: 84 minuti
USCITA: 21 novembre 2014
VOTO: 4 su 5
È la notte del 24 agosto del 1944, l’arrivo degli alleati nella Parigi sotto il dominio nazista è incombente e Adolf Hitler, bloccato nel suo bunker a Berlino, dà un ultimo folle ordine: radere al suolo la città. A ricevere l’ordine è il generale nazista e governatore militare di Parigi, Dietrich von Choltitz (Niels Arestrup), che rintanato nel suo quartier generale è pronto ad eseguire con estrema fedeltà il più spregevole tra gli ordini. Ad intromettersi quella notte è il Console di Svezia, Raoul Nordling (Andre Dussollier), che pronto a dissuadere il generale armandosi di tutta l’arte retorica e diplomatica che possiede, comincerà una lotta psicologica che gli consegnerà intatta l’amata città.
Tratto dall’omonima opera teatrale di Cyril Gely, adattatore e co-sceneggiatore del film assieme al regista, Premio Oscar nel ’79 per “Il tamburo di latta”, Volker Schlöndorff, Diplomacy è la ricostruzione rielaborata dei rapporti diplomatici tra i due protagonisti. Difatti non è mai stato chiaro se fu l’intervento del diplomatico svedese a far cambiare idea al generale, ciò che è sicuro e provato sono i rapporti che vi erano tra i due, soprattutto in quelle ore fatidiche.
E’ forte l’impronta teatrale nel film, che si svolge per buona parte all’interno delle mura della lussuosa suite dell’Hotel Meurice, quartier generale delle truppe tedesche a Parigi e accogliente alcova degli incontri con Nordling, machiavellico e vero attore della vicenda, amabile incarnazione dei valori umani.
Nonostante si conosca l’esito della vicenda, il ritmo del film è sempre coinvolgente e riesce sempre a catalizzare l’attenzione dello spettatore creando empatia con entrambi i protagonisti e un’inevitabile, quanto inaspettata, immedesimazione perfino con il carnefice. Enorme risulta la bravura degli attori, passando dalla simpatica e benevola figura di Nordling, all’ impensabile umanità e debolezza emerse nella figura di Choltitz. Un esecutore, che nulla sembra potere di fronte alla sua fedeltà e abnegazione verso un’insana, quanto assurda causa.
Il film è il sentito tributo alla città parigina, niente affatto mero sfondo ma assoluto protagonista onnipresente della pellicola. Un ritratto pitturato dalle parole del diplomatico svedese in un’arringa continua, in difesa della tanto cara Parigi. Un dipinto che trova in poche e rare riprese della città la sua espressione massima portando alla commozione e alla consapevolezza dell’enorme gravità della tragedia scampata.