Fermoimmagine: David Wark Griffith

DAVID WARK GRIFFITH: LA NASCITA DEL CINEMA CLASSICO ATTRAVERSO I CORTOMETRAGGI DELLA BIOGRAPH

David Wark GriffithLa figura che più di tutte ha rinnovato il panorama del cinema americano delle origini è, senza dubbio, quella del regista David Wark Griffith. Nato nel 1875 e membro di una nuova generazione di cineasti, ancora molto giovane entra nel mondo del teatro popolare: nell’arco di dodici anni prova tutti i mestieri dello spettacolo dell’epoca, dalle tournée come attore dei primi tempi, molto vicine al vagabondaggio, sino ai drammi allestiti sui grandi palcoscenici di Washintgton in qualità di autore.

Nel 1908 viene assunto come regista dalla piccola casa di produzione Biograph, dove lavorerà sino al 1913, arrivando a produrre quasi cinquecento cortometraggi. Proprio in questo periodo Griffith promuove le sperimentazioni che influenzeranno lo stile narrativo del cinema classico: in particolare il suo contributo si rivela fondamentale per la tecnica del montaggio, ma i suoi lavori esplorano anche nuove risorse drammatiche del mezzo come la profondità di campo, il dinamismo della composizione interna del quadro e l’eloquenza simbolica dei dettagli, dei primi piani e dei contrasti di luce.

Una delle preoccupazioni maggiori del giovane regista è quella di costruire un universo continuo e omogeneo a partire dal frammentario insieme delle inquadrature. Per dare forma e chiarezza alle sue storie, così da trascinare lo spettatore all’interno del racconto, Griffith definisce un vero e proprio sistema di regole e strategie per organizzare la materia narrativa. La variante più celebre di questo meccanismo è l’emozionante last minute rescue, che tornerà sistematicamente anche nei futuri lungometraggi.

Tra le pellicole del periodo Biograph, The Lonedale Operator (1911) è forse il miglior esempio del frutto delle ricerche di Griffith. Sin dalle prime immagini si può subito notare un approccio innovativo: dai fondali piatti e illuminati in maniera uniforme dei film dell’epoca si passa ai campi aperti e ad un sapiente uso delle prospettive. Nelle scene in cui il treno si avvicina e si allontana dalla stazione, Griffith porta finalmente nel cinema americano il risultato che i fratelli Lumière avevano ottenuto sin dalla loro prima proiezione, L’arriée d’un train en gare de la Ciotat (1896).

Per quanto riguarda l’uso del montaggio alternato invece, il cortometraggio è davvero sorprendente. La trama è costruita intorno a un tentativo di rapina a una piccola stazione ferroviaria ma, mentre la prima parte non è che una semplice introduzione alla storia d’amore tra un macchinista e la figlia del capostazione, la seconda metà si articola invece come un avvincente e incalzante montaggio tra ben tre sequenze. La macchina da presa segue infatti contemporaneamente il disperato tentativo della fanciulla di chiamare aiuto attraverso il telegrafo dell’ufficio, l’irrompere dei malviventi nella stazione sino alla porta dietro alla quale si è rifugiata la protagonista e la corsa contro il tempo del suo amato per raggiungerla e salvarla.

Nel finale la tensione così abilmente costruita viene stemperata del tutto da una trovata comica: i ladri riescono a penetrare nell’ufficio prima dell’arrivo dei soccorsi, ma la ragazza li tiene a bada fingendo di avere una pistola. Le reazioni esagerate dei due rapinatori, una volta scoperto il trucco quasi infantile, donano al cortometraggio uno spiritoso lieto fine da commedia.

 

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