HUNGER GAMES – IL CANTO DELLA RIVOLTA (PARTE I), NON UN FILM MA IL PROLISSO INCIPIT DEL GRAN FINALE
DATA DI USCITA: 20 novembre
DURATA: 120 minuti
VOTO: 2 su 5
C’è una caratteristica che mai e poi mai deve avere un lungometraggio dedicato esplicitamente a un pubblico giovane: essere noioso. Tutto il resto, o quasi, può essere perdonabile ma se una pellicola nasce come prodotto di mero intrattenimento la noia non è una non-emozione che può essere perdonata. Certo è che da quando nel 2010 la Warner ha messo in moto il meccanismo di dividere in due parti l’ultimo capitolo cinematografico di una saga, con Harry Potter- I doni della morte, non tanto perché la narrazione lo richiedesse quanto per raddoppiare gli incassi, è molto facile che il primo atto del finale risulti essere imbandito di riempitivi assolutamente non funzionali alla storia ed è ancora più facile che l’intero film somigli più a un macro incipit che a un vero e proprio prodotto finito.
Hunger Games – Il Canto della Rivolta Parte I comincia esattamente dal punto in cui lo scorso anno aveva lasciato in sospeso gli spettatori: Katnis (Jennifer Lawrence) è riuscita ad annientare i sanguinosi giochi ma il suo compito non è finito e con la guida della Presidente Coin ha ora il dovere di salvare i distretti e tirarli fuori da quella politica del terrore il cui massimo esponente è il Presidente Snow. Come se non bastasse la ragazza di fuoco ha l’anima divisa in due: da una parte c’è l’amore per Peeta, tenuto in ostaggio da Snow, dall’altra c’è un’ incolmabile sete di vendetta nei confronti di quest’ultimo.
Tra le varie saghe nate come fenomeni editoriali e poi divenute merce d’intrattenimento per l’industria cinematografica Hunger Games è forse, per merito della penna di Suzanne Collins, quella più interessante. Peccato, quindi, che proprio sul concludersi dell’avventura la divisione in due tempi del gran finale abbia rovinato la coerenza dei personaggi e dell’intera storia. A risentire di più di questa estensione è proprio la protagonista che si strugge e distrugge in improbabili dilemmi morali e trascina all’infinito il suo oscillare tra i sentimenti per Peeta e l’odio per Snow che intanto ha raso al suolo tutti i Distretti ribelli senza alcuna pietà, neanche nei confronti dei bambini.
La bellezza di Katnis stava nella sua capacità di rimanere fredda, nella sua indole coraggiosa, sfrontata, ribelle eppure attenta e minuziosa nelle scelte. Una militare di fuoco le cui caratteristiche in Hunger Games – Il canto della rivolta (part. I) sono minate per prendere tempo e il film scorre calmo, quasi cauto, tra sentimenti in contrasto e pseudo trattati di comunicazione che dilatano anche la mediatica sfida tra l’eroina svilita e Snow che per gran parte del film si parleranno attraverso spot pubblicitari volti ad alimentare/spegnere le anime dei ribelli, i quali nel distopico mondo dipinto dalla Collins sono esseri totalmente assoggettati ai media.
Lento, lento il film sul finale incomincia a spiccare il volo e le ali della Ghindaia Imitatrice iniziano ad aprirsi, forti fin dall’inizio di un cast d’eccezione, di una storia che ritrova il pathos perduto e di un budget che stavolta si è voluto permettere scene di notevole impatto visivo soprattutto quando raccontano distruzione. Peccato che proprio sul più bello, a un istante dal decollo, tutto viene rimandato al prossimo anno.