SE SEI VIVO SPARA, LA FATICA CON UN TOMAS MILIAN MICIDIALE ED UNA TRAMA ESPLOSIVA
Se sei vivo spara fu uno di quegli spaghetti-western maledetti: venne tagliato, censurato più volte e ancora tagliato. Il motivo della scelta è fin troppo semplice, nel ’67 Giulio Questi diresse uno dei western più violenti della storia del cinema. Protagonista indiscusso dell’opera Tomas Milian nella parte di Hermano il mezzosangue, l’opera diretta da Questi e ripresentata al 32TFF resta a distanza degli anni un western che va oltre i canoni del genere. La trama è abbastanza lineare, Hermano e la sua banda di messicani si uniscono ad un gruppo di Statunitensi per un colpo, una rapina che coinvolge l’esercito.
L’obiettivo è prendere dell’oro ma gli americani non rispettano i patti, tradiscono i messicani che di conseguenza vengono massacrati. Hermano però si salva, viene prelevato da due pellerossa che credono nella sua resurrezione.. in lui vedono una sorta di profeta da difendere e lo portano a una strana cittadina bigotta. Qui inizieranno una serie di disavventure che colpiranno i tre e il resto della popolazione fra sparatorie, linciaggi, impiccagioni e quant’altro. In questa pellicola dunque la violenza regna sovrana, in un susseguirsi di atrocità che non risparmiano nessuno, lo spettatore assiste ad un ragazzino che viene molestato e violentato da alcuni cowboys omosessuali; un indiano a cui viene fatto uno scalpo; un brigante che viene colpito da pallottole d’oro, durante un’operazione ci si accanisce su di lui per recuperarle e per il trauma muore sul colpo; infine in una scena viene gettato dell’oro colato su un tizio.
La violenza è inaudita, si conoscono i vari personaggi, le loro virtù ma soprattutto i loro vizi. In particolare abbiamo Sorrow, un ricco e panciuto proprietario terriero che viene a conoscenza dell’oro preso dai banditi, egli cercherà di ottenere informazioni; non parliamo poi dell’oste Templer che ha diviso l’oro con il falso profeta o di Hagerman. La trama si infittisce in seguito al rapimento del piccolo Evan, il figlio dell’oste, da parte di Sorrow (motivato da interessi prettamente economici), questo espediente viene usato per introdurre i cowboys omosessuali i quali abusano del giovane che, a causa dell’esperienza, si suicida il giorno dopo.
La pellicola è un piccolo gioiello, è un western dai forti connotati horror, e negli anni è diventato un vero e proprio cult. L’opera ha avuto diversi problemi con la censura ma ebbe un formidabile successo di pubblico. Nella sua evasione offriva ed offre qualcosa di più del western classico, tanto da essere citato da Quentin Tarantino in Kill Bill vol.2 quando la sposa esce dalla bara in cui è sepolta. Surreale, atroce, violento, ambientato in un paesino affamato d’oro ma timorato di Dio il film è a dir poco impressionante. La trama è esplosiva ed ancora oggi per molti è un vero e proprio pugno allo stomaco.