FUORI CONCORSO AL FESTIVAL DI TORINO, STORM CHILDREN APPARE COME UN’OPERA INCONCLUSA
Storm Children, BOOK 1 è senza dubbio, come il fu Death in the land of encantos, un grido, un pugno allo stomaco. Lav Diaz con strumenti più o meno amatoriali dà vita ad un film profondo ma allo stesso tempo meno incantevole. Il realismo c’è, come è presente la descrizione accurata delle difficoltà dovute all’ennesimo uragano che colpisce le Filippine, con realismo il regista è stato in grado di descrivere un trauma, una ferita aperta ed una Nazione che si rialza a stento.
La semplicità dei bambini è così allo squallore della vita in una baracca, e soprattutto alla desolazione dell’ambiente circostante. Si vive di espedienti in Storm Children, i protagonisti hanno fatto propria l’arte di arrangiarsi, non vivono, sopravvivono. Il film dunque è un’opera corale, che analizza le conseguenze di un evento catastrofico ma non solo Innegabilmente il regista si concentra sulle conseguenze che un evento catastrofico come un uragano possono avere sugli infanti, le vittime più grandi del cataclisma (li vediamo illudersi creandosi dei momenti di normalità, rovistano fra la spazzatura o fra i rifiuti portati da un torrente in piena in cerca di giocattoli) si ritagliano degli spazi liberatori ma che allo stesso tempo confermano il loro vivere in un’eterna tragedia.
Non ci si concentra su un individuo bensì su una miriade di bambini, senza escludere uomini e donne caduti vittime del maremoto e di un sistema corrotto, in cui devastazione e desolazione fanno da padroni. Ad essere analizzati in modo trasversale sono i problemi di un Paese che non sa risolvere un dramma di queste portare. Lav Diaz così usa de gli “attori” provenienti tutti dalla strada, gente del posto, personaggi che spesso guardano la telecamera, i bambini salutano, ed il risultato è un’opera reale nonché documentaristica.
Documentaristico, Storm Children è un film che annichilisce ma non è esente da critiche o aspetti negativi, il risultato finale infatti è a tratti ambiguo. Senza dubbio il cinema di Lav Diaz non per tutti ma l’opera in questione risulta cinematografica solo a tratti, un film che si distanzia dal cinema pur facendone parte, attraverso il ciclico ripetersi di alcune situazioni.
L’uso e l’abuso del campo totale all’interno dell’opera, il minimalismo del montaggio, l’assenza dei dialoghi appesantiscono l’opera. A Storm children va fatta dunque una critica ed un elogio. L’opera ci fa porre diverse domande ed analizza, proprio come già avvenuto in Death in the land of encantos come non vengano risolti i problemi. Ecco tornare l’aspetto documentaristico, usato dal regista per segnalare le abitudini dei bambini e i riti della quotidianità.