Torneranno i prati: recensione film

TORNERANNO I PRATI, IL RACCONTO STRUGGENTE DI UN PESO GENERAZIONALE

torneranno i prati locandinaGENERE: drammatico

DURATA: 80′

USCITA IN SALA: 6 Novembre 2014

VOTO: 4 su 5

Sentimenti, emozioni, scosse viscerali, turbamenti. Il grande cinema, quello che ti rimane dentro e che ti ricorderai per molto tempo a venire, ti imprime passione, ti innesca interrogativi, ti libera alla riflessione, ti coinvolge in un turbine di impressioni che spesso non ci sono delle parole adatte per spiegare quel che si prova. Questo tipo di cinema non si trova spesso sul grande schermo, non si vive quotidianamente proprio perché la sua grandezza non può essere convenzionale. Per fare bene una cosa si sa che serve tempo, dedizione ma soprattutto una buona idea. Ermanno Olmi per torneranno i prati è partito proprio da qui, da una vibrazione di parole arrivate direttamente nella sua testa che lo hanno portato alla scelta di fare un film sulla Grande Guerra, non incentrato sulla cronaca dei fatti, né sui combattimenti e neanche sul racconto di personaggi dell’epoca. E’ proprio in questo la sua ineguagliabile grandezza: è un film che parla degli impulsi dell’animo e del cuore. Di persone.

Ermanno Olmi infatti narra con una delicatezza trascendentale lo scandire di qualche ora di un giorno qualunque sul finire del 1917, sul fronte italiano Nord-Est, di un gruppo di soldati in trincea bloccati dall’enorme valanga di neve del luogo e dalla tregua temporanea. Quel che viene valorizzato è l’umanità di quelle vite mandate a morire senza un reale motivo se non ego personale di pochi, una triste consapevolezza che si legge nei lunghi primi piani sugli attori spesso seguiti da sequenze silenziose o con poche parole che ti schiacciano ogni ardore. Quasi a voler rimandare ad un piano narrativo volutamente onirico.

torneranno i prati è un film intimista, commovente e profondamente straziante cui si è dedicato Olmi, per onorare le reminiscenze passate della nostra storia proprio in questo anno in cui ricorre il 100esimo triste anniversario dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. La morte di quei tempi dunque torna sul grande schermo non per far rivivere l’orrore e la disperazione, ma per imprimere una consapevolezza interiore e simbolica che troppo spesso e troppo facilmente dimentichiamo di portare nel cuore. Quel che è stato è colpa dell’uomo, dell’Italia e di chi la guidava, che dalle comode poltrone dalle quali prendevano decisioni, ha inciso sul destino di quei tanti connazionali traditi da chi del loro quieto vivere si doveva occupare. Non solo il ricordo quindi ma soprattutto la coscienza di quel che è successo e la colpa della morte fisica e morale di intere generazioni di italiani la cui unica responsabilità è stata credere e rispettare incondizionatamente il volere di chi il nostro paese lo guidava.

E’ un dovere vedere questo film, per la memoria e per il cuore.

 

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