Viviane: recensione film

VIVIANE: L’ESTENUANTE PROCESSO PER LA LIBERTÀ DI UNA DONNA IN ISRAELE

vivianeGENERE: drammatico

DURATA: 115 minuti

VOTO:3.5 su 5

DATA DI USCITA: 27 novembre

Libera. Viviane non chiede altro se non di essere libera. Un processo durato cinque anni che scorre lento come i brutti pensieri e pesa sull’anima come una galera. Viviane può essere madre, moglie, donna ma non libera.

Le si chiede il rispetto, le si chiede di amare un uomo che come un estraneo la tiene incatenata ad una vita e ad una casa che non riconosce, le si chiede di essere paziente e di tornare volontariamente tra le sbarre, abilmente costruite in trenta anni di matrimonio. Il film rappresenta quella metafora della condizione femminile in quel mondo che ancora oggi discrimina la donna che si sente incatenata dalla legge e certamente non protetta da questa.

Davanti al tribunale rabbinico Viviane Amselm cerca per cinque anni di farsi concedere il divorzio dal marito Elisha. Tra pause e assenze il processo continua lento ed estenuante. La forza di questa donna si scontra non solo con l’ostinazione del marito di lasciarla andare, ma con i pregiudizi e l’incapacità di una società, rappresentata dai giudici, di ascoltare i bisogni di una donna messa ai margini e costretta a combattere per la propria libertà. Quello che è un banale divorzio diviene nella società israeliana ebraica una pratica talmente complicata che sembra essere assurda e surreale.

Il film, diretto Simon e Ronit Abkarian (nel ruolo della protagonista Viviane), è completamente girato in uno spazio chiuso, il tutto si svolge all’interno della stanza del tribunale. Le emozioni e la psicologia dei personaggi passa negli occhi degli attori, sguardi in camera e primi piani questa la tecnica dell’intera pellicola.

Con toni drammatici , smorzati da un’ironia più delle volte assurda, la storia prosegue con la stessa eleganza e delicatezza della protagonista. Più pittoreschi invece i vari personaggi che si susseguono nella cornice. Viviane, titolo originale: Gett – The Trial of Viviane Ansalem, pur nascondendo al suo interno una profonda metafora velata da criticismo non risulta mai pesante ed eccessivo, lascia allo spettatore la propria libertà di riflessione.

Libera. Viviane non chiede altro se non essere libera. Deciderà di esserlo a tutti costi combattendo una battaglia dalla quale non uscirà del tutto vincitrice.

 

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