IDEE, PENSIERI SUL MEGLIO DEL 2014 E I CONSIGLI DI NATALE DALLA MAMMA AL CINEMA
Se penso a tutte le serate o pomeriggi chiusa al cinema, o alle maratone ai festival, nel 2014, posso ritenermi soddisfatta e fortunata. Il tempo che non ho dedicato alla famiglia, l’ho investito nel buio delle sale cinematografiche. Poco tempo fa, un grande professionista del cinema, il direttore della fotografia Luca Bigazzi, disse che il cinema è un’esperienza sociale, vissuta in quella sala, dove altre persone, come te, si sono recate per vivere un’esperienza. Guardare un film a casa, pur su schermi HD enormi, non è la stessa cosa. Il rituale del cinema è unico. Esci di casa assaporando il momento in cui le luci si spegneranno, le persone staranno zitte (si spera) e inizierà una storia in cui non vedi l’ora di entrare. In quelle poche ore il mondo esterno non esiste, specie se il film è coinvolgente.
La cosa che mi affascina di piu’ è che anche nel caso non mi piaccia particolarmente, uscirò dalla sala diversa, cioè non sarò comunque quella di due ore prima. Il film mi avrà detto qualcosa, posto delle domande, proposto delle risposte. Il 2014 mi ha regalato molte emozioni cinematografiche: ho riso, pianto, mi sono arrabbiata, ho gioito, criticato, discusso, scritto, parlato. Ogni film è un’esperienza intima e personale, che poi sfocia in una socialità scatenata. Andando a braccio, senza ricordare tutti i film visti, posso raccontarvi quali sono state le pellicole che mi sono rimaste nel cuore, e che rivedrei volentieri, e che vi consiglio di recuperare nel caso ve le siate perse.
Sicuramente Her di Spike Jonze, con Joaquin Phoenix al massimo della sua espressività: la storia, i colori, la profondità.
Una favola post moderna in cui i sentimenti, l’amicizia, la solitudine e una società sempre piu’ individualista sono protagonisti assoluti. Raramente lo struggimento è stato raccontato con tanta delicatezza e ironia. Dallas Buyers Club, film per cui Matthew McConaughey ha vinto l’Oscar. Qui il tema della discriminazione è affrontato attraverso una storia umana forte, piena di dolore e verità. E anche Jared Leto riesce a raccontare la vita di un transessuale con grande intensità.
Non posso poi dimenticare Grand Budapest Hotel: Wes Anderson ci fa tornare bambini senza pretendere di farci regredire, perché anche i “grandi” hanno bisogno di vivere il sogno. Se passiamo alla commedia, American Hustle (D. O Russel) è sicuramente il primo titolo che mi viene in mente: Christian Bale e Bradley Cooper si contendono il primato di attori affascinanti, sexy e anche divertenti. Se penso alle performance sono rimasta incantata da un attore che non conoscevo bene: Tom Hardy in Locke (di S. Knight) regge un film interamente da solo, facendoci viaggiare con lui sul filo della scelta tra verità e compromesso. Un film assoluto.
Grandi temi familiari raccontati con maestria da Linklater in Boyhood: il regista, come noto, ha girato il film in dodici anni, aspettando che i giovani attori crescessero e catturando quindi la loro evoluzione umana, e i cambiamenti anche negli interpreti dei loro genitori, Patricia Arquette e Hethan Hawke. Di questo film ricordatevi il giovane interprete: Ellar Coltrane. Ne sentiremo parlare a lungo. Ma il “mio” film del 2014 è stato uno: Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen. Un’atmosfera sospesa tra musica e illusione, libertà e struggimento, ironia e malinconia. Il film per cui ho fatto fatica a lasciare la sala, inebriata di una magia unica, che mi sono portata dentro per tutti questi mesi.
Il 2014 è stato l’anno dell’Oscar a La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino. Premio di cui andare orgogliosi. Il film è stato criticato, amato, odiato, ne sono uscite parodie e personalmente ho anche visto qualcuno in giro vestito come Jep Gambardella. Ma quello che conta è quanto questo significhi per il nostro cinema, che rivive un momento di rinascita in un periodo di grande crisi sociale ed economica, e questo grazie a produttori coraggiosi, che delle loro scelte hanno fatto un marchio di riconoscibilità e qualità: Nicola Giuliano, Francesca Cima e Carlotta Calori (Indigo Film) ci hanno raccontato attraverso i loro film che fare buon cinema si può, con forza e determinazione.
Dei film italiani di quest’anno, mi resta nel cuore In grazia di Dio di Edoardo Winspeare: una storia che attraversa la terra, il Salento, esplorando quanto l’animo umano possa salvarsi o perdersi, scegliendo la semplicità o l’illusione di una vita moderna. Un film da vedere, rimasto troppo poco nelle sale. Meritava piu’ spazio anche Tre Tocchi, di Marco Risi, un sarcastico affresco della ben poco dorata vita degli attori, un pretesto per raccontare quanto costi seguire la propria passione.
Per il 2015, visti al Festival di Venezia e che vi consiglio di non perdere nel 2015: Birdman di Inarritu, capolavoro, e The Humbling, di Barry Lavinson, con Al Pacino da brividi. Per queste settimane di vacanza, la mamma al cinema vi lascia con un ultimo consiglio: Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores.
Portiamo i nostri figli a vedere il fantasy made in Italy!