MAGIC IN THE MOONLIGHT, LA NUOVA COMMEDIA FIN TROPPO LEGGERA DI WOODY ALLEN
DURATA: 98′
USCITA IN SALA: 4 Dicembre 2014
VOTO: 3 su 5
Dal lontano 1966 ormai, sappiamo benissimo che più o meno una volta l’anno in sala troveremo un film di Woody Allen. Ma è da qualche tempo che lo sfornare film in continuazione non va più a braccetto con la sua filmografia di capolavori. Non che ci si aspettino eterni film da Oscar, in fin dei conti bisogna sempre tener conto che 79 anni porta sulle spalle. Però neanche si può stare ogni volta a giustificare il suo genio creativo in vista di una gloria che si rifà ai tempi che furono.
Dopo il fragile To Rome with love e il buon Blue Jasmine, Allen porta il set nuovamente in Francia sul finire degli anni ’20. Il protagonista Stanley (Colin Firth) è un rinomato illusionista che ha il compito di portare alla luce gli inganni di una giovane e bella sensitiva, Sophie (Emma Stone), accusata di truffare una famiglia di ricchi signori. Nonostante vari imprevisti di natura privata e professionale sorti tra i due, Stanley arriverà alla fine delle sue ciniche indagini ma quel che scoprirà sarà compromesso dai sentimenti che nel frattempo sono sorti nei confronti della giovane.
In Magic in the moonlight, la bellissima atmosfera vintage creata da una scenografia sopraffina che pensa anche al singolo dettaglio della scena, tenta di rapire lo spettatore per introdurlo in una commedia romantica che riesce, a giochi fatti, a intrattenere con umorismo e naturalezza. Almeno per buona parte del film. Perché purtroppo siamo molto lontani dai tempi migliori di Woody Allen. Neanche il vago ricordo di Midnight in Paris, che aleggia nell’aria per poi allontanarsene immediatamente, riesce a catturare completamente chi guarda tanto che a tratti ci si diverte e ci si lascia andare, a tratti invece ci si annoia al limite dello sbadiglio.
Non c’è più la brillantezza tipica dello scrittore, lo splendore della scrittura che veloce si snoda nella trama fitta di implicazioni creative, e l’intelligenza tipica alleniana. Quel che è rimasto è puro umorismo, certo come solo lui a volte lo sa maneggiare, ma non basta per far godere Magic in the Moonlight per intero. Da citare comunque l’indiscussa bravura della coppia Firth-Stone, che al primo film insieme mostra un’alchimia da navigato duo artistico, che da sola regala quell’emozione che ci si aspettava dal film al completo. D’altronde in un’opera che si sviluppa intorno al concetto di magia, non può mancare proprio il fascino dell’incanto.