LA NOSTRA REDAZIONE SI DIVIDE SULL’ULTIMO FILM DISNEY BIG HERO 6, CANDIDATO AGLI OSCAR 2015 COME MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
Hiro Hamada è un giovanissimo genio della robotica che impara a gestire le sue capacità grazie all’aiuto del fratello Tadashi e dei suoi amici Go Go Tamago, Wasabi No-Ginger, Honey Lemon e Fred. Ma un pericoloso complotto sta per colpire la città di San Fransokyo, e per difenderla Hiro trasforma un robot infermiere di nome Baymax e i suoi amici in una squadra di eroi, i Big Hero 6, in grado di fermare il male.
In Big Hero 6 come trovi l’animazione dei Walt Disney Studios?
ELEONORA: Gli Studios, nonostante ci si discosti dagli ambienti fiabeschi dei lavori precedenti, anche in questa occasione propongono un lavoro accattivante e di gran qualità, non per niente a Big Hero 6 hanno lavorato i creatori di Rapunzel, Ralph Spaccatutto e Frozen. Qui l’animazione è dinamica e ricca di dettagli, e a tratti sembra di trovarsi di fronte a scene reali per la qualità grafica.
VERDIANA: L’animazione Disney è migliorata negli ultimi anni, grazie all’unione con la Pixar. In Big Hero 6 si ripropongono schemi dettagliati dei precedenti lavori, sopratutto perché si parla di robotica e di meccanica, quindi c’è stato un salto di qualità.
Cosa funziona o non funziona nel film?
EM: Dopo Frozen, per la Disney era molto difficile riuscire a bissare il successo a quei livelli, o quanto meno creare un film che fosse all’altezza di quella qualità. La scelta di cambiare genere passando da un musical a un action è stata una mossa giusta, che prova a cavalcare l’onda degli innumerevoli cinecomics che sempre più guadagnano il favore del pubblico. Interessante è il risultato della costruzione di questa immaginaria San Fransokio, fusione non solo di due città odierne ma anche di culture, stili di vita e tradizioni. Ma soprattutto a funzionare è Baymax, questo fantastico tenerissimo robot creato per prendersi cura dei malati, che incarna pienamente lo spirito e i valori Disney, rimasti ormai immutati nei decenni.
VP: Battere la qualità di Frozen è molto difficile, considerando il successo planetario che ha avuto il cartone d’animazione. La Disney ci riprova un anno dopo con Big Hero 6, proponendo un genere del tutto diverso e sfruttando la scia del filone dei supereroi Marvel. Mossa intelligente, sebbene la storia che propone Disney rimane la stessa: si parla dell’importanza della famiglia, e di cosa resta quando tutto il resto viene a mancare. Una formula forse che tende a stancare e che non funziona sempre. Il robot Baymax è l’unico personaggio che mette in piedi il gioco: con la sua simpatia, il suo essere troppo meccanico per capire, lo rendono goffo e impossibile da non amare.
Lo consiglieresti?
EM: Si, è un film per grandi e piccini piacevole e divertente, nonostante tocchi anche momenti di tristezza soprattutto in apertura. Vale la pena di essere visto per diversi motivi, tra cui la genuina semplicità e tenerezza di Baymax, nuovo eroe di un futuro non troppo lontano, perché è il primo prodotto Disney che riadatta un Marvel e per il “cameo animato” di Stan Lee.
VP: Sì e no. Big Hero 6 sembra all’apparenza un cartone per bambini, ma c’è molta profondità al suo interno, e difficilmente potrebbe essere compreso dai più piccoli. C’è il protagonista, Hiro, che ha al mondo suo fratello e sua zia. Quando anche il fratello viene a mancare, Hiro cade in uno sconforto profondo e si chiude nel suo mondo. Poi c’è il cattivo della storia, il professore, che cerca vendetta nei confronti di chi gli ha ucciso la figlia. Temi delicati, che la Disney riadatta creando un mondo di piccoli supereroi, con l’intenzione di mostrare che il mondo può ancora essere salvato, e la presenza simpatica di Baymax (che si sacrifica anche lui alla fine), danno quel pizzico di divertimento in più. Peccato che nella realtà non è così semplice.
Eleonora Materazzo e Verdiana Paolucci