BOOKS AND CIGARETTES, GONE GIRL DAL LIBRO DI GILIAN FLYNN AL FILM DI DAVID FINCHER
Nonostante ormai le sceneggiature non originali siano molto frequenti, per mancanza di idee o di coraggio, rimane comunque complesso trasporre da una storia vera o letteraria un film. Restando nell’ambito del “passaggio” dal libro al film accade frequentemente che l’opera derivata non riesca a essere al pari di quella sulla quale si basa. Il problema sta innanzi tutto nella differenza enorme che c’è tra il linguaggio letterario e quello cinematografico e nella libertà di dilungarsi, di dilatare i propri tempi in descrizioni, dialoghi azioni, che l’arte dello scrivere ha. È molto difficile quindi che un romanzo possa essere completamente trasposto sul grande schermo senza che parti – a volte anche fondamentali – di esso vengano brutalmente amputate a favor di camera.
Gone Girl, l’ultima fatica del cineasta idolatrato dai più per The Social Network, David Fincher, è basato sul Best Seller di Gilian Flynn una delle penne più taglienti e fredde del panorama letterario statunitense. Il lungometraggio di Fincher – anche grazie alla sceneggiatura della stessa Flynn – è da annoverare tra le migliori trasposizioni cinematografiche degli ultimi anni non solo per la mera fedeltà al testo ma anche per la capacità del cineasta di seguire tappa dopo tappa ogni fase della narrazione senza lasciarsi andare in virtuosismi che avrebbero solo spezzato la fondamentale tensione di cui il racconto e lo spettatore si nutrono.
La storia di Nick e Amy narrata dai punti di vista dei due protagonisti si appoggia perfettamente e non toglie nulla a quello che Gilian Flynn ha scritto grazie anche alle straordinarie interpretazioni di Ben Affleck e Rosamund Pike che nei loro volti, nelle parole e negli sguardi sono coerenti con le emozioni che l’autrice ha descritto con minuzia. Lui, succube di un’esistenza, lei perfetta antitesi della “piccola Amy” il personaggio immaginario perfetto, idolo di una generazione di bambine, inventato dai genitori della protagonista che per tutta la vita fa da ombra alla sua esistenza. Lui, provinciale fallito, lei la ragazza di città stanca, talmente stanca da diventare una meravigliosa mostruosità in grado di plasmare la mente e le vite dei più fragili. Dei suoi affetti.
Gone Girl di Fincher è un’opera pressoché eccezionale sia agli occhi vergini della storia sia a quelli che già sanno ciò che sta accadendo. L’unica differenza tra le due narrazioni sta nel fatto il romanzo fa percepire con più intensità la lotta psicologica della Amy reale contro quella letteraria creata a immagine e somiglianza della perfezione dalle penne del padre e della madre della protagonista e spinge l’accelerazione sulla forte critica ai media americani, al giornalismo del dolore. Realtà alla quale ormai purtroppo si è abituati. Gone Girl è quindi l’eccezione ma anche la prova concreta che il cinema può trasporre letteratura senza intaccare la bellezza di un racconto. Basterebbe solo avere il coraggio di osare.