MACCIO CAPATONDA SI RACCONTA ALL’ANTEPRIMA DEL SUO PRIMO FILM
Sarà distribuito al cinema in 400 copie dal prossimo 29 gennaio, ma il primo lungometraggio di Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda, ha già mobilitato l’attenzione dei numerosi fan che da tempo lo seguono sul web e in tv, tanto che le prevendite per le proiezioni sono già aperte. Il cast di Italiano medio, questo il titolo di questo film “tratto da una storia finta”, comprende non solo Maccio Capatonda, ma anche Herbert Ballerina (nome vero Luigi Luciano) e Ivo Avido (Enrico Venti), da sempre al suo fianco, più l’amichevole partecipazione di Nino Frassica, Raul Cremona, Andrea Scanzi, Pierluigi Pardo e Lo Zoo di 105.
Italiano medio racconta di un ambientalista convinto, Giulio Verme, in crisi depressiva. L’incontro con Alfonzo, suo vecchio compagno di scuola, gli porta la soluzione a tutti i suoi problemi: una pillola miracolosa che gli permette di usare solo il 2% del proprio cervello anziché il 20%. Ed è proprio così che Giulio supera la depressione e non pensa più all’ambiente ma solo a sé stesso.
Dopo il grande successo avuto in tv e sul web, Maccio e compagni portano al cinema una parodia dei vizi dell’italiano medio. Tra scherzi, giochi di parole e prese in giro, di cui si è reso protagonista soprattutto Herbert Ballerina, i tre, accompagnati dal produttore Marco Belardi e Giampaolo Letta di Medusa, hanno parlato di Italiano medio ai giornalisti.
Come è nata l’idea di questo film?
MARCELLO MACCHIA: L’idea è nata da un video di qualche anno fa che si chiamava appunto Italiano medio, che parlava di questa pillola miracolosa che faceva usare solo il 2% del cervello. Non volevo girare un insieme di sketch ma una vera e propria storia che facesse ridere, riflettere e al tempo stesso mostrasse la mia visione dell’Italia e del mondo. Il video di Italiano medio mi sembrava adatto per trarne una storia espansibile a 90 minuti.
Con Italiano medio hai riportato sul grande schermo dopo tanto tempo personaggi, stereotipi, tipi cinematografici. Quanta voglia c’è di restituire al cinema una comicità che nell’ultimo decennio si è persa?
MM: Molta voglia, perché io sono cresciuto con Verdone, Troisi, Benigni, Frassica, che tra l’altro mi ha onorato con la sua presenza nel film. Quindi probabilmente mi sono creato uno stile che si sviluppa anche attraverso i personaggi: adoro fare caricature prese dal mio vissuto e dai media, qualcosa che ho immagazzinato durante l’infanzia e che ora risputo sotto forma di personaggi. Sempre tutto inquadrato in una storia.
Che pubblico vi aspettate per questo film, dato che venite da internet e dalla tv?
ENRICO VENTI: Speriamo che lo zoccolo duro del web vada al cinema senza pensarci due volte, e poi Medusa sta facendo molte comunicazioni. Credo che la pubblicità in tv e le varie interviste riescano a raccontare che tipo di film è questo e portare la gente a non essere prevenuti in partenza.
Descrivi due diversi tipi di italiano, ma anche se sono tutti e due criticati, uno ha molto successo e l’altro per niente. Quello che spaventa è che quello che usa il 2% del suo cervello è quello è felice e tutti gli altri lo apprezzano. Quale percentuale di italiani sta al 2%?
MM: L’idea che lui avesse successo dopo la pillola, ci è venuta perché volevamo raccontare un pesce fuor d’acqua in un mondo di 2% per far funzionare la storia, perché ci sono tante persone in Italia come il Giulio Verme iniziale, quello impegnato. Il primo Giulio troverebbe tantissimi amici in questo momento storico, io invece ho descritto una persona che lotta contro i mulini a vento per esigenze di sceneggiatura. La figura dell’impegnato è stata ridotta al minimo per creare un mondo di due percentisti.
EV: Anche se stiamo raccontando un mondo in cui solo il 15% dei laureati trova lavoro, quindi il nostro ambiente non è così tanto diverso.