LA REINE DES POMMES: IL PRIMO INTENSO FILM DELLA DONZELLI
DURATA: ‘84
VOTO: 3 su 5
L’amore in questo caso è davvero una malattia. Una storia finita male ben che va porta gastrite, ansia e disgusto, ma a volte annebbia così tanto che si ha voglia solo di lasciarsi andare. Il mondo sembra aver d’un tratto per so il colore, l’assenza si fa bisogno ed ossessione e l’unico modo per scappare dal dolore è smettere di vivere.
Ma alla fine la vita risponde sempre, è lei che riesce a sistemare tutto e quando sembra di sprofondare nell’abisso più nero si tocca solo il fondo con il palmo della mano per poi risalire a galla. Il passato svanisce e quell’aura grigia e autodistruttiva finisce per far posto ai nuovi scatoloni che la vita ci lascia fuori dalla porta di casa. Una sorta di viaggio che diviene un vagabondare, bisogna solo ripartire e smetterla di perdersi.
La reine des pommes, primo lungometraggio della regista Valèrie Donzelli, è la storia di Adèle e della sua non voglia di vivere. Adèle dopo essere stata lasciata dal suo grande amore Mathieu cade in una profonda depressione. Ad aiutarla ci sarà Rachele, una lontana cugina, che in ogni modo cerca di riportarla alla vita. Il consiglio è quello di andare al letto con altri uomini, insomma Adele deve mettere in atto la vecchia teoria del chiodo scaccia chiodo. La protagonista prenderà tale consiglio come un vero e proprio compito.
La regista francese porta sullo schermo maschere drammatiche e a volte grottesche, mantenendo la leggiadria di una ballerina. Il dolore e la depressione non marcano mai i confini della pellicola che possiede sempre un’atmosfera leggera, ma non per questo banale e priva di senso. Ovviamente il percorso compiuto dalla protagonista è del tutto interiore, un viaggio dentro se stessa. Ogni cosa sembra inserita nel film con il conta gocce, non c’è niente che non venga calibrato. La prima opera della cineasta è brillante e allusiva, alle volte poetica e sublime. Una leggerezza che convince nel raccontare una storia comune ai più.