Il Nome del Figlio: Recensione film

IL RITORNO AL CINEMA DI FRANCESCA ARCHIBUGI: IL NOME DEL FIGLIO, ADATTAMENTO ITALIANO DELLO SPETTACOLO TEATRALE FRANCESE “LE PRÈNOM”

il-nome-del-figlioGENERE: Commedia

DURATA: 94 minuti

USCITA IN SALA: 22 Gennaio 2015

VOTO: 3 su 5

Bisogna dirlo: negli ultimi tempi la cinematografia italiana è stata costretta a “rubare” da quella francese, soprattutto per quanto riguarda la commedia. Esempi perfetti sono l’enorme successo di Benvenuti al Sud (il francese Giù al Nord), e il più modesto Stai Lontana da me (remake di Per sfortuna che ci sei), meri tentativi di incassare e replicare i successi francesi. E’ un peccato che le idee della commedia italiana per decollare abbiano bisogno di altri successi d’oltralpe, ma in questo caso le cose sembrano diverse. Il caso in questione, o per meglio dire la pellicola in questione, è Il Nome del Figlio di Francesca Archibugi.

Paolo e Betta Pontecorvo sono fratelli. Paolo (un perfetto Alessandro Gassmann) è un narcisistico agente immobiliare dal carattere scherzoso ed estroverso mentre Betta (Valeria Golino) è un’insegnante e madre di due bambini, dedita alla casa e al marito Sandro (Luigi Lo Cascio). Sandro è professore universitario ha un grande ego ed è uno scrittore di poco successo, con una passione spropositata per i social Network. In questa famiglia vi è anche Claudio (Rocco Papaleo), amico d’infanzia della famiglia Pontecorvo, musicista, e da anni parte integrante della famiglia. Infine ultima arrivata è Simona(Micaela Ramazzotti), genuina e un po’ svampita moglie di Paolo, autrice di un successo letterario dal discutibile valore artistico, e in attesa del loro primo figlio. La situazione è una delle tante cene organizzate nella casa piena di libri di Betta e Sandro, il tutto procede nel solito modo, tra sfottò generali, affettuosi contrasti e un bicchiere di vino, fino a quando Paolo non rivelerà il nome del suo primogenito. Una piccola e apparentemente innocua notizia che provocherà un effetto domino che tirerà fuori gli scheletri di tutti i presenti.

Nonostante un primissimo inizio un po’ confusionario, con un flashback dal montaggio veloce non proprio attraente e la scelta di un sonoro un po’ fastidioso utilizzato nell’intervista radiofonica,  appena si entra in casa Pontecorvo con gli attesi ospiti, il film rivela però la sua più grande potenza: gli attori. Si perché sono proprio loro  il piacevole fulcro che attrae lo spettatore – in fondo è sempre tratto da una commedia teatrale e ciò ha il suo peso. Merito degli sceneggiatori, la stessa Archibugi e Francesco Piccolo (Il Capitale Umano, La Prima Cosa Bella), è stato quello di dare un’impronta personale a tutto il film, distanziandolo, in maniera non scontata, dal film di successo francese che ha ispirato il riadattamento italiano, Cena tra amici. E’ ben palpabile quindi quanto Il Nome del Figlio sia un adattamento cinematografico dell’opera teatrale Le Prénom, e non un semplice remake del film francese. L’impronta teatrale è percepibile e l’armonia attoriale è forte, anche perché prima delle riprese tante sono state le prove sul set, e questo ha pagato indubbiamente. L’idea di far “respirare” la pellicola attraverso vari flashback che aiutassero il pubblico a comprendere meglio i personaggi è stata una scelta che non ha stonato,tuttavia con una rappresentazione non sempre convincente.

Il Nome del Figlio è una commedia che riesce senza alcun dubbio nell’intento di far ridere e divertire il pubblico e per questo è il film, tra le commedie italiane, più valido in questo periodo nelle sale. Per quanto presenti dei difetti, è un film godibilissimo.  Si avverte quanto sia peculiare l’adattamento italiano che, con esigui mezzi economici a disposizione e il poco tempo per girare, è stato prodotto con l’animo di fare un lavoro artigianale non proiettato agli incassi, ma ad intrattenere e in fondo anche commuovere. Apprezzata la scelta d’inserire uno splendido pezzo del compianto Lucio Dalla, scelta che dà al film un tocco ancor più personale distanziandolo ancor più dalla versione francese. Francesca Archibugi e Francesco Piccolo, assieme all’ensemble d’attori, riescono nella non facile impresa di eguagliare in maniera diversa la qualità di un film e di una pièce dall’enorme successo di pubblico e critica.

IL RITORNO AL CINEMA DI FRANCESCA ARCHIBUGI: IL NOME DEL FIGLIO, ADATTAMENTO ITALIANO DELLO SPETTACOLO TEATRALE FRANCESE “LE PRÈNOM”

il-nome-del-figlioGENERE: Commedia

DURATA: 94 minuti

USCITA IN SALA: 22 Gennaio 2015

VOTO: 3 su 5

Bisogna dirlo: negli ultimi tempi la cinematografia italiana è stata costretta a “rubare” da quella francese, soprattutto per quanto riguarda la commedia. Esempi perfetti sono l’enorme successo di Benvenuti al Sud (il francese Giù al Nord), e il più modesto Stai Lontana da me (remake di Per sfortuna che ci sei), meri tentativi di incassare e replicare i successi francesi. E’ un peccato che le idee della commedia italiana per decollare abbiano bisogno di altri successi d’oltralpe, ma in questo caso le cose sembrano diverse. Il caso in questione, o per meglio dire la pellicola in questione, è Il Nome del Figlio di Francesca Archibugi.

Paolo e Betta Pontecorvo sono fratelli. Paolo (un perfetto Alessandro Gassmann) è un narcisistico agente immobiliare dal carattere scherzoso ed estroverso mentre Betta (Valeria Golino) è un’insegnante e madre di due bambini, dedita alla casa e al marito Sandro (Luigi Lo Cascio). Sandro è professore universitario ha un grande ego ed è uno scrittore di poco successo, con una passione spropositata per i social Network. In questa famiglia vi è anche Claudio (Rocco Papaleo), amico d’infanzia della famiglia Pontecorvo, musicista, e da anni parte integrante della famiglia. Infine ultima arrivata è Simona(Micaela Ramazzotti), genuina e un po’ svampita moglie di Paolo, autrice di un successo letterario dal discutibile valore artistico, e in attesa del loro primo figlio. La situazione è una delle tante cene organizzate nella casa piena di libri di Betta e Sandro, il tutto procede nel solito modo, tra sfottò generali, affettuosi contrasti e un bicchiere di vino, fino a quando Paolo non rivelerà il nome del suo primogenito. Una piccola e apparentemente innocua notizia che provocherà un effetto domino che tirerà fuori gli scheletri di tutti i presenti.

Nonostante un primissimo inizio un po’ confusionario, con un flashback dal montaggio veloce non proprio attraente e la scelta di un sonoro un po’ fastidioso utilizzato nell’intervista radiofonica,  appena si entra in casa Pontecorvo con gli attesi ospiti, il film rivela però la sua più grande potenza: gli attori. Si perché sono proprio loro  il piacevole fulcro che attrae lo spettatore – in fondo è sempre tratto da una commedia teatrale e ciò ha il suo peso. Merito degli sceneggiatori, la stessa Archibugi e Francesco Piccolo (Il Capitale Umano, La Prima Cosa Bella), è stato quello di dare un’impronta personale a tutto il film, distanziandolo, in maniera non scontata, dal film di successo francese che ha ispirato il riadattamento italiano, Cena tra amici. E’ ben palpabile quindi quanto Il Nome del Figlio sia un adattamento cinematografico dell’opera teatrale Le Prénom, e non un semplice remake del film francese. L’impronta teatrale è percepibile e l’armonia attoriale è forte, anche perché prima delle riprese tante sono state le prove sul set, e questo ha pagato indubbiamente. L’idea di far “respirare” la pellicola attraverso vari flashback che aiutassero il pubblico a comprendere meglio i personaggi è stata una scelta che non ha stonato,tuttavia con una rappresentazione non sempre convincente.

Il Nome del Figlio è una commedia che riesce senza alcun dubbio nell’intento di far ridere e divertire il pubblico e per questo è il film, tra le commedie italiane, più valido in questo periodo nelle sale. Per quanto presenti dei difetti, è un film godibilissimo.  Si avverte quanto sia peculiare l’adattamento italiano che, con esigui mezzi economici a disposizione e il poco tempo per girare, è stato prodotto con l’animo di fare un lavoro artigianale non proiettato agli incassi, ma ad intrattenere e in fondo anche commuovere. Apprezzata la scelta d’inserire uno splendido pezzo del compianto Lucio Dalla, scelta che dà al film un tocco ancor più personale distanziandolo ancor più dalla versione francese. Francesca Archibugi e Francesco Piccolo, assieme all’ensemble d’attori, riescono nella non facile impresa di eguagliare in maniera diversa la qualità di un film e di una pièce dall’enorme successo di pubblico e critica.

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