PERSONAGGIO CINEMATOGRAFICO TRA I PIU’ LONGEVI DEL CINEMA FRANCESE, PROTAGONISTA DI UN ETERNO CAPOLAVORO E DI UN RACCONTO GENERAZIONALE LUNGO VENT’ANNI
“I tuoi genitori non saranno contenti.” “Non importa sono contento io.” Così risponde un giovanissimo Jean-Pierre Léaud ad un attento Francois Truffaut in cerca del protagonista per il suo primo lungometraggio: I 400 Colpi. Non sanno che quel primo incontro sarà il primo passo verso un rapporto professionale e d’amicizia tra i più importanti nella storia del cinema francese e non. Il personaggio in cerca di un interprete è Antoine Doinel, un ragazzino in piena età adolescenziale intenzionato a ribellarsi al mondo adulto, intenzionato a cercare la propria indipendenza, il proprio percorso, la propria vita, esplodendo e facendo i suoi personalissimi “400 colpi”. Antoine è il personaggio concepito per essere l’incarnazione cinematografica del regista e suo creatore Francois Truffaut in età giovanile. Un bambino che come lui non ha avuto un’infanzia felicissima, in continua lotta con la disciplina scolastica e in continua fuga da una madre distante e infantile. Una fuga che si arrestava solo nel rassicurante buio di una sala cinematografica.
Un ruolo eccezionalmente difficile che solo in pochi sarebbero riusciti a vestire con estrema bravura. Ma Jean-Pierre Léaud fa qualcosa di più, da qualcosa in più a questo personaggio e lo fa trasmetendovi qualcosa di diverso rispetto a quello che doveva essere il piccolo Doinel. Difatti Antoine tra le righe della sceneggiatura risultava più schivo e timido, insomma più simile al giovane Francois Truffaut. Ma il giovane attore comunica una grande disinvoltura, un certo carisma, una forte personalità, e una palpabile tenacia, la stessa che ha conquistato il regista il giorno del provino. E’ proprio lo stesso regista che, in un’intervista molti anni dopo, riconosce il merito di Léaud per aver migliorato l’intera pellicola, dando un’energia diversa ad un personaggio forse un po’ troppo “triste, riservato, introverso.”
L’attore, che sarebbe poi diventato l’interprete maschile più popolare della Nouvelle Vague, è diventato nel corso degli anni interprete feticcio del regista francese interpretando l’iconico Doinel in altre quattro pellicole. Inizialmente il film non aveva un seguito previsto e Truffaut negava esplicitamente l’intenzione di continuare la storia per evitare di creare un film sul successo de “I quattrocento colpi”. L’occasione però si crea quando il regista più amato del cinema francese riceve la proposta di creare l’episodio per un film internazionale. Truffaut, che si ritrova impreparato e senza una sceneggiatura né un’idea particolare, decide di riprendere il personaggio di Antoine Doinel e mostrare la sua prima storia d’amore. Così nel 1962 all’interno de L’amore a vent’anni, Antoine torna protagonista nell’episodio “Antoine e Colette”. Dovranno passare altri sei anni prima che J.P. Léaud torni a vestire i panni del non più giovanissimo Antoine nel film Baci Rubati, primo seguito in lungometraggio, dopo “I quattrocento colpi”, della storia di Doinel. Due anni dopo è la volta di Domicile Conjugal, orribilmente italianizzato in “Non drammatizziamo..è solo questione di corna”. A concludere quello che verrà ribattezzato come “ciclo di Doinel” arriva L’amore fugge, un film deludente per il regista, ritenuto dallo stesso un esperimento più che un film.
Se la prima pellicola di questo imperdibile ciclo era nata sotto una luce autobiografica, con il tempo questo personaggio si è allontanato dalla biografia del regista, difettando nei film successivi della grande ambizione che ha sempre caratterizzato la vita dello stesso. Come afferma Truffaut – “il Ciclo Doinel è il racconto di una sconfitta, nonostante i diversi episodi siano piacevoli da vedere”.
Sconfitta o meno, Doinel è il personaggio più vittorioso del cinema francese perché di lui si è raccontato al cinema per vent’anni. E ciò lo rende un immancabile Ruolo Cult.