“NEGLI ULTIMI DIECI ANNI HO AVUTO UN PERIODO DI APPANNAMENTO”
Nell’avventura dipinta di un vecchio poster lui è fiero, coraggioso, forte, celebre e con enorme coraggio affronta la natura selvaggia, di mare e di terra. In onore di questo regista delle sue stesse avventure, artigiano della sua vita avventurosa è stata inoltre creata un’associazione omonima e con grandi aspettative si attende il suo ultimo film. Adesso però sono 9 anni che Steve Zissou non sforna più gran film, mito delle generazioni più adulte ma ormai capitano dal successo cinematografico e documentaristico in declino e della mastodontica quanto complessa Belafonte. Adesso si appresta ad affrontare il suo destino come un moderno Achab alla ricerca della sua balena, lo squalo giaguaro, assassino del suo compagno d’avventure e fratello di mare, Esteban. La morte del fidato compagno è ripresa e contenuta nell’anteprima del suo ultimo film, per il quale è alla ricerca di finanziatori. Oramai senza più un finanziamento, raggirato dal pubblico e amato più per il ricordo di vecchia gloria che rappresenta, Steve è in crisi. In crisi con la moglie Eleanor, in crisi con se stesso, con il suo lavoro e con la sua vita, si ritrova a gestire anche la sua illegittima paternità appena scoperta, di un figlio oramai trentenne.
Ha lo sguardo malinconico abbattuto disinteressato, sovrastato da un cappellino volutamente storto di un colore rosso acceso. Mentre fuma dell’erba e osserva il porto illuminato dalle luci di una città italiana, Steve Zissou è affranto dalla perdita di un fratello e amareggiato dalla sua carriera di documentarista in declino. Deciso più che mai a vendicare il caro Esteban, Steve parte così alla volta dell’oceano con la sua quanto mai variegata e improvvisata squadra, la riluttante moglie, il sedicente figlio Ned, una giornalista incinta e un gruppo di stagisti non pagati e molto sfruttati, per portare a termine un documentario che non ha finanziatori ma ha il motore di una vendetta.
Egocentrico, capriccioso, sognatore il personaggio di Steve Zissou è magnificamente interpretato da Bill Murray, che all’interno dei suoi binari strafottenti, affascinanti e menefreghisti, riesce a contenerlo e a dargli un animo fondamentale per l’innata simpatia che trasuda il Capitano. Ispirato all’oceanografo e documentarista Jacques- Yves Costeau, Zissou ne è al tempo stesso parodia e omaggio, con uno stile al limite del grottesco che con vena ironica e comica copre la drammaticità di un uomo nel pieno del suo travaglio esistenziale. Wes Anderson è l’enorme creatore e artista che dirige le avventure cartoonate e acquatiche di questo attraente personaggio. Il regista texano utilizza infatti la tecnica dello stop-motion per rappresentare l’universo animale e acquatico del mondo di Steve Zissou. Creato e scritto assieme a Noah Baumbach, regista dell’incantevole Frances Ha, il film è stato girato tra Napoli, Ponza Roma e Nettuno. Con il morbido ritmo delle cover in stile bossa nova dei classici di David Bowie, cantate da Seu Jorge, membro della ciurma di Steve, e la colonna sonora originale firmata da Mark Mothersbaugh, Wes Anderson si muove tra l’estetica e il mood a lui più congeniale, quello stile così peculiare fatto di sarcasmo, comicità e poesia che lo porta a creare uno trai suoi film più complessi e profondi, dopo i Tenembaum e prima del grande successo di Grand Budapest Hotel.
Le avventure acquatiche di Steve Zissou è la terza di ben sei collaborazioni tra l’attore icona della commedia americana e il poetico regista texano. Steve Zissou è stato infatti scritto apposta per Bill Murray. Il regista voleva creare un’amalgamazione tra il famoso oceanografo francese, il personaggio di Marcello Mastroianni in 8½, e lo stesso Murray. L’attore riesce a trasmettere sempre un particolare estro drammatico ai suoi personaggi. Un modo di interpretare e divertire molto simile al suo regista, e che, soprattutto in questo caso, conquista con la profondità che non banalmente trasuda da un personaggio un po’ bambino e un po’ sognatore, dall’animo umano pieno di debolezze.