Ian McKellen: Da Gandalf a Sherlock

UNA GRANDE RESPONSABILITA’ INTERPRETARE HOLMES, PAROLA DI SIR IAN

mrholmes_filmforlifeFuori Concorso alla Berlinale 65 con il film Mr. Holmes Ian McKellen è risultato perfetto nei panni dell’investigatore, inglese come lui. Ma a differenza dei soliti film tratti dalle avventure del personaggio nato dalla penna di Arthur Conan Doyle lo Sherlock del cineasta di Bill Condon ha 93 anni. Il lungometraggio è in realtà liberamente ispirato al romanzo di Mitch Cullins A slight trick of the mind (Un sottile trucco della mente) e il caso che Holmes questa volta deve risolvere, ora che è in pensione, è quello della sua vita.

Ian, è stato complicato confrontarsi con un personaggio come Holmes ?


Ian McKellen: Nella mia carriera mi sono confrontato tanti personaggi, forse anche più complessi di Holmes. Certo c’è da dire che con Sherlock Holmes ho sentito una grossa responsabilità, principalmente perché è inglese come me (ride n.d.r.). Comunque sono stato molto ispirato dalla sceneggiatura estremamente delicata, poetica direi. Il mio Sherlock, poi, è diverso, non porta il cappello e non fuma la pipa, ma affronta la dicotomia tra finzione e realtà contrapponendo i fatti all’immaginazione.

Sherlock è un personaggio familiare a chiunque però in Mr. Holmes è descritto in un momento particolare (finale) della sua esistenza. Come si è approcciato a questa, bella, versione di Holmes?

Holmes nel film è un personaggio in conflitto perché non ha mai potuto sperimentare l’amore quindi il suo ultimo “caso” è quello di riuscire a capire cosa sarebbe accaduto se invece si fosse innamorato. Per interpretare Sherlock mi sono posto le stesse domande che poneva la sceneggiatura: come sarebbe stata la sua vita se avesse concesso più spazio ai sentimenti? Nel film la risposta viene data e così, dopo essermi posto la domanda, aver lasciato che la storia desse la risposta ho semplicemente vestito i panni di un uomo che non a caso alla fine si ritrova solo, sotto il cielo, pronto ad accogliere qualsiasi cosa il destino voglia concedergli.

Però prima di arrivare al punto di concedersi al destino il personaggio di Sherlock Holmes è molto in conflitto con la sua immagine…

“All the world’s a stage”. Siamo tutti attori e non facciamo altro che comportarci in un determinato modo per confondere le altre persone. Ci giochiamo tutto su cià che mostriamo e ciò che siamo e lo stesso vale per Holmes. E come noi Holmes spesso litiga con sé stesso quando si guarda allo specchio. Il suo conflitto è naturale.

Secondo lei perché Bill Condon ha scelto di collocare Sherlock Holmes nella sua vecchiaia? 



Molti, forse troppi attori, si sono confrontati con questo personaggio giocandosi a volte anche la carriera. Questa è una versione “nuova” di Holmes lontana da Baker Street, lontana da ciò che il pubblico conosce. Mr. Holmes è la fine della vita lavorativa di Sherlock ma non della sua vita. Da questo film, volendo, potrebbe anche partire una nuova storia sull’investigatore.

 

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