UNA SEMPLICE E GUSTOSISSIMA RICETTA PER IL BENIGNI DA OSCAR
Eccoli qui, di nuovo, i tanto bramati premi Oscar! Ci si prepara a grandi sfilate di star, lunghissimi ringraziamenti e singhiozzi, carrellate di facce sconsolate e finti sorrisi. Non lo nego, la notte degli Oscar la guardo anch’io e per quanto lo reputi uno spettacolo un po’ pomposo e troppo hollywoodiano, è comunque un tradizionale appuntamento con il cinema. Un premio prestigioso che, tutti coloro che lavorano nel mondo cinematografico, vorrebbero vincere.
Hollywood ha sempre avuto un occhio di riguardo per il cinema italiano, premiando più volte i nostri film. Da Ladri di biciclette, La strada, Le notti di Cabiria, a 8⅟2, Amarcord, fino a Nuovo Cinema paradiso ed il più recente La Grande bellezza. Forse è un po’ l’orgoglio di essere corregionali, forse perchè sono cresciuta con i suoi film e la sua ironia irrefrenabile, ma quando vinse Roberto Benigni con La Vita è Bella mi sentii molto fiera, nemmeno l’avessi diretto io il film!
Allora ho pensato di riguardarlo e nonostante siano passati ben 18 anni……(scusate, ho avuto un attimo di mancamento nel fare il conto degli anni passati) il film sembra non invecchiare mai: così spontaneo e divertente e infondo così profondo e drammatico. Questa è una storia semplice eppure difficile da raccontare.
Guido Orefice (Roberto Benigni) è un giovane ebreo, che trasferitosi dalle campagne toscane nella città d’Arezzo insieme all’amico Ferruccio, viene ospitato dallo Zio Eliseo, maitre ristorante del Grand Hotel, offrendo al nipote un lavoro come cameriere. È un uomo pieno di vitalità Guido, che crede fermamente nella semplice felicità delle piccole cose. Il destino vuole che il nostro protagonista trovi il vero amore in Dora (Nicoletta Braschi) una maestra presso la scuola elementare, di buona famiglia e promessa in matrimonio al suo amico e compagno di sempre Rodolfo.
Guido, non si arrende la sorprende sin dal primo casuale incontro in mezzo alla campagne e da quel momento le loro strade s’incroceranno molte volte. Guido non si limita a fare di tutto per incontrarla e parlarle, ma è in grado, grazie alla fortuna e l’astuzia, di creare per Dora delle vere e proprie magie e performance, a cui sarà impossibile resistere. Tra le varie peripezie per incontrare la sua principessa, fingendosi ispettore antropologico per la propaganda fascista sulla purezza della razza ariana, Guido piomba nella scuola elementare dove lavora Dora improvvisando un monologo esilarante ed ironico sulla perfezione dell’ombelico ariano, rimanendo letteralmente in mutande.
Durante la sua festa di fidanzamento Dora capisce di avere trovato l’uomo della sua vita che non è di certo Rodolfo. Scappa insieme a Guido su un cavallo “verde”, verso un futuro pieno d’amore e fantasia. Mentre in Italia, come nel resto d’Europa, l’ombra minacciosa del nazismo incombe rapidamente, Guido e Dora crescono insieme il piccolo Giosuè, un bimbo vispo e pieno di vita, proprio come i suoi genitori. Guido e la sua famiglia sono di origine ebrea e per questo più volte interrogati e più volte rifiutati.
In un giorno qualunque Guido, suo zio Eliseo e il piccolo Giosuè vengono prelevati dalla propria casa, spinti in un treno carico di gente per raggiungere il campo di concentramento al confine con l’Austria. Dora decide volontariamente di seguirli. Si nota immediatamente che Guido vuole preservare suo figlio dalla conoscenza di un mondo folle e crudele, così ne crea uno fantastico, dove il viaggio verso la prigionia è in verità un’avventura, in un posto del tutto speciale, dove i lavori forzati sono in verità giochi per collezionare punti e vincere un carro armato…vero.
Giosuè segue i racconti fantasiosi e le indicazioni del suo babbo con la convinzione di partecipare ad un gioco importante e nonostante tutto intorno a lui sia triste, desolato e pieno di morte, si convince che deve essere forte perchè in palio c’è un premio imperdibile. Presso il campo di concentramento Guido ritroverà un vecchio cliente del ristorante, un medico tedesco che nutriva una particolare simpatia per il suo cameriere fantasioso capace di risolvere indovinelli complicati. Guido vede nella presenza del dottor Lessing una via d’uscita per la salvezza e affida a lui ogni speranza.
La Vita è bella è un film che lascia un misto di dolcezza e amaro in bocca, una storia che parla di uno dei momenti più bui e tristi dell’umanità ma visto attraverso gli occhi di un bambino e di un padre innamorato della vita, che trasforma l’odio e la pazzia in un gioco, nascondendo, grazie a esso, la brutalità della guerra. La straordinarietà di questo film sta proprio in questo, nel riuscire a raccontare una storia complicata e dolorosa con la leggerezza e la bellezza che si trova nel mondo di un bambino.
Roberto Benigni vinse 3 premi oscar ( da menzionare che tutte le commedie precedenti a questo film valevano l’Oscar per me!) e lo hanno consacrato come uno dei personaggi cinematografici più influenti del nostro paese.
La ricetta per questo film da Oscar è legata a una delle sue divertenti scene in cui Guido, ancora cameriere, deve servire un ispettore di Roma che va di fretta e che è arrivato troppo tardi trovando la cucina chiusa. Guido aveva appena servito il dottor Lessin, che troppo impegnato a risolvere i suoi indovinelli non aveva toccato il suo piatto di salmone con insalata. Guido allora vede un’opportunità per dare un servizio celere e ricevere una ricca mancia.
Basterà convincere l’ispettore a ordinare qualcosa di leggero. Verranno quindi elencati piatti grassi e sugosi, per far sì che il salmone con l’insalata sia la scelta più ovvia. L’ispettore avrà a tavola il suo piatto in un batter d’occhio: geniale!
SALMONE AL FORNO
Ingredienti per 4 persone:
- 700 g di salmone a tranci fresco
- 2 limoni
- pangrattato
- sale
- pepe
- olio extravergine di oliva
- prezzemolo tritato
Preparazione: Lavare accuratamente i tranci di salmone, riporli su carta assorbente e asciugarli perfettamente. Prendete un piatto piano, aggiungete un filo d’olio e passateci il salmone girandolo più volte, in modo da ungere entrambi i lati. In una terrina capiente mettete il pangrattato insieme al prezzemolo tritato finemente, sale e pepe preferibilmente bianco. Impanate i tranci di salmone precedentemente oleati, premendoli bene in modo che la panatura aderisca perfettamente.
Foderate una teglia o pirofila con carta forno e disponete i tranci al suo interno senza mettere ulteriori condimenti. Cuocere i tranci di salmone a 180° in forno preriscaldato per 20 minuti, dopo i primi 10 minuti ricordatevi di girarli delicatamente. Prima di servire condite il salmone con succo di limone. Da servire con contorno a piacere: insalata, patate o verdure miste al forno.