IN SELMA IL MITO DI MARTIN LUTHER KING RIVIVE IN TUTTA LA SUA UMANITÀ COL VOLTO DI DAVID OYELOWO
DURATA: 127 minuti
USCITA IN SALA: 12 febbraio 2015
VOTO: 4 su 5
Nel 1965, un nutrito gruppo di uomini e donne marciò da Selma a Montgomery, Alabama, per protestare contro le restrizioni al voto degli afroamericani. A capo di quel corteo c’era Martin Luther King. Una scelta dovuta quella di questa marcia, nel tentativo di forzare il presidente Johnson a impegnarsi e a non temporeggiare sul fronte dei diritti degli afroamericani, soprattutto sulla questione del voto. Furono tre i tentativi di compiere questa marcia: il primo fu interrotto dalle forze dell’ordine, che con estrema e brutale violenza caricarono ferocemente gli inermi e indifesi manifestanti. Queste immagini fecero il giro del mondo, e il fatto fu visto in diretta in tutti gli Stati Uniti, facendo crescere l’indignazione verso il razzismo persistente al sud. Ciò fu un grosso richiamo per la seconda marcia, alla quale presero parte molte persone, non solo afroamericani, provenienti da ogni città americana. Questa, però, fu sospesa da King, il quale, timoroso che potessero far loro ancora del male, fece dietro front. Finalmente, il terzo tentativo andò a buon fine, e si poté festeggiare la firma di Johnson al Voting Right Act.
Una leggenda dello scorso secolo finalmente arriva al cinema: per la prima volta, infatti, la figura di Martin Luther King diventa protagonista di un lungometraggio, Selma. Il lavoro della regista Ava DuVernay è eccezionalmente carico di realismo, non solo nella resa visiva, ricca di dettagli anche nelle scene più cruente e d’impatto (come la drammatica sequenza iniziale dell’esplosione in chiesa), ma soprattutto nell’approccio alla storia. Infatti non si ferma a mostrarci il mero fatto storico, ma l’umanità di quanti hanno partecipato e reso possibili gli eventi, decidendo di raccontare anche gli uomini e le donne che insieme a King hanno contribuito al movimento e lottato per raggiungere lo scopo.
Grazie al coraggio e all’intraprendenza della DuVernay, in Selma vediamo MLK oltre la perfezione del mito: sul grande schermo appare l’uomo che soffre, che spera, che prega, che talvolta tentenna ma senza mai arrendersi; l’uomo non solo impegnato sul fronte della lotta non violenta, ma anche il padre e il marito, in bilico tra coscienza e tradimento. Gran parte del merito di questa resa eccezionale va anche al bravissimo David Oyelowo, inaccettabilmente non candidato agli Oscar così come la stessa DuVernay, che nella versione in lingua originale è riuscito a rendere perfettamente la potenza e le intenzioni del personaggio, soprattutto nei famosi discorsi del vero martin Luther King.
Grandi nomi arricchiscono il cast: oltre al magnifico Oyelowo, compaiono anche Tom Wilkinson nei panni del presidente Johnson, Tim Roth nel ruolo del duro governatore Wallace, e ancora Cuba Gooding Jr, Oprah Winfrey, Giovanni Ribisi, Alessandro Nivola, Carmen Ejogo, con tanto di cameo di Martin Sheen.
L’anima storica e biografica di quest’opera si intreccia alle rese intimistiche e private dei personaggi, per culminare infine con un tratto documentaristico dato dall’introduzione dei materiali d’archivio che raccontano quella marcia attraverso i volti dei reali protagonisti, creando un momento di profonda commozione sulle note della canzone vincitrice del Golden Globe Glory di John Legend e Common.
Insomma, a Selma non manca davvero nulla.