VIZIO DI FORMA: DAL LIBRO DI PYNCHON AL FILM DI PAUL T. ANDERSON
Sono 50 anni che Thomas Pynchon sfugge alle telecamere. Lui è uno scrittore e il suo mestiere non richiede visibilità ma concentrazione e parole. E forse è proprio grazie al suo essere schivo che l’artista è riuscito a consegnare ai lettori Vizio di Forma uno dei libri più interessanti degli ultimi anni che in Italia è uscito nel 2011, due anni dopo la pubblicazione Oltreoceano, grazie alla casa editrice Einaudi.
Ed è basando la sua ultima fatica sull’omonimo romanzo noir e psichedelico di Pynchon che il cineasta Paul Thomas Anderson ha dato alla luce il suo ultimo lavoro a 3 anni da The Master. Il protagonista, Doc, è interpretato dall’attore ormai diventato feticcio di Anderson, Joaquin Phoenix, ed è con una pellicola dalla fotografia granulosa che il cineasta riprende le gesta dell’uomo la cui avventura è tutta ambientata in una Los Angeles anni ’70 scanzonata e hippie.
Il postmodernismo che ha fatto del libro di Psychon, il terzo di una trilogia formata da L’incanto del lotto 49 (1966) e Vineland (1990), e dello stesso scrittore una sorta di nuovo Salinger, è ripreso in maniera eccelsa da Anderson che parafrasando con la sua macchina da presa le parole dell’autore ha colpito nel segno con la trasposizione di Vizio di forma che è una dichiarazione d’amore all’America, alla California e ai suoi miti pop descritti a un passo dal viale del.
Com’è naturale che sia il film di Anderson non ha la stessa potenza descrittiva del racconto dal quale è tratto, ma l’epopea di Doc, investigatore privato ed ex surfista con un debole per le droghe, vive dello stesso disincanto del libro e del suo protagonista il cui sguardo schietto descrive con precisione l’infrangersi del sogno americano.
Anderson nel suo racconto mantiene intatto lo humor e l’eccentrica follia del libro e lo stesso cineasta ha ammesso: “Il processo di adattamento è stata un’esperienza estremamente divertente, quasi come prendere l’auto di tuo padre e lanciarsi in una corsa o come quando ti ritrovi di fronte a un sacco pieno di soldi che qualcuno ti ha lanciato davanti ai piedi. Tu non puoi far altro che afferrarlo e scappar via”. Da una premessa così non poteva che nascere un capolavoro pulp.