“PERFINO UN OROLOGIO FERMO SEGNA L’ORA GIUSTA DUE VOLTE AL GIORNO. E UNA VOLTA TANTO SONO PROPENSO A CREDERE CHE WHITHNAIL ABBIA RAGIONE. STIAMO DAVVERO SCIVOLANDO NELLA MALATTIA”
Se ci buttiamo in questo confuso e sporco disordine, in questa bassa e grottesca esistenza, in questa vita annichilita fatta di velleità artistiche e sogni. Con lo stomaco vuoto, le nere occhiaie sudate, il volto smagrito, in un crogiolarsi continuo e infastidito da un gelo mal contrastato dall’alcool, con la sopita e oramai aggirata speranza di poter essere un giorno amati, acclamati, contemplati e celebrati per l’arte giocosa che è la recitazione. Se siamo così insani disillusi e annoiati, se è il 1969 e dietro la porta di casa si affaccia il quartiere londinese di Camden Town, allora uno di noi due si chiamerà Withnail e l’altro sarò semplicemente Io.
Withnail and I (italianizzato Shakespeare a Colazione) è la storia del rapporto di due aspiranti attori, Withnail (Richard E. Grant) e un mai nominato coinquilino, Io narrante del film. I due si annoiano sperando in un provino o attendendo l’esito di un’audizione, credendo ancora di riuscire un giorno a fare il mestiere per il quale hanno tanto studiato. Withnail è un infimo, codardo e svogliato attore di famiglia ricca e aristocratica, ma comunque povero, rozzo e di scarso successo. La voce narrante e suo coinquilino si chiama Marwood (Paul McGann), più mite del suo compagno di disavventure, spera in un’audizione ed è inesorabilmente vittima degli eventi e delle circostanze che lo minano, lo insidiano e lo schiacciano assieme alle sue ansie. Senza una direzione, e sempre in attesa di un lavoro, i due hanno un imminente bisogno di riposarsi dalla noia, di evadere dall’aria stantia della loro casa ed è così che decidono di andare in campagna sfruttando il cottage del ricco zio Monty (Richard Griffiths), parente di Withnail. La vacanza non si rivelerà poi tale, soprattutto quando il ricco zio riverserà la sua nascosta passione sul povero Marwood.
Considerato uno dei più grandi cult della cinematografia britannica, meno conosciuto e meno apprezzato nel nostro paese, Shakespeare a colazione è un film con punte surreali, a volte ermetico e certamente poco convenzionale. Prodotto dal Beatle George Harrison e diretto dall’attore Bruce Robinson (The Rum Diary), l’opera, tratta dal romanzo scritto nel’69 e mai pubblicato dello stesso Robinson, è in parte basata sulle vicende biografiche del regista. Nel personaggio dell’ansioso Marwood è individuabile il regista, nel drogato ed egocentrico Withnail l’attore Vivian MacReller, suo coinquilino a Camden negli anni ’60, e il personaggio dello zio Monty è ispirato a Franco Zeffirelli, per via della sua esperienza sul set del film Romeo e Giulietta, dove è stato oggetto di avances da parte del regista. Un film criticato nella sua versione italiana per un doppiaggio pigro che non trasmette la genialità e le ricche sfumature del testo, facendolo risultare abbastanza piatto. L’interprete di Withnail, astemio nella vita, per poter rendere credibile l’ubriacatura perpetua del suo personaggio è stato costretto da Robinson a fare uso di alcolici sul set, oltre che ad un dimagrimento. L’attore dichiarò che trovò l’esperienza profondamente spiacevole, ma la sua interpretazione fu comunque un vero e proprio trampolino di lancio. La voce narrante del film, Paul McGann, fu la prima scelta del regista però successivamente scartata per l’accento di Liverpool dell’attore, accento che il giovane aspirante cambiò radicalmente e riuscì così ad ottenere la parte.
Cinico ritratto dello stato d’animo di un attore con le sue debolezze le sue ansie e le sue paure, Withnail and I è una black comedy da vedere, anche se con le dovute precauzioni. Difatti la versione originale ed integrale è quella fortemente consigliata.