CLORO: QUANDO LA BELLEZZA DELL’IMMAGINE NON BASTA
DURATA: 94’
USCITA IN SALA: 12 MARZO
VOTO: 2,5 SU 5
Jenny (Sara Serraiocco) è un’adolescente con una sola e grande passione: il nuoto sincronizzato. Un’attività impegnativa che richiede dedizione e passione. Un’attività che sarà però costretta ad arrestarsi. Jenny e il suo fratellino Fabrizio sono infatti costretti ad allontanarsi dal mare di casa e a trasferirsi nelle fredde e desolate montagne Abruzzesi, assieme al padre. Jenny e il piccolo Fabrizio hanno perso la madre e la loro casa è stata confiscata dalla banca dopo che il papà Alfio, oramai in profonda crisi depressiva, ha perso il lavoro.
Trovano aiuto nello zio Tondino (Giorgio Colangeli), che li ospiterà in una vecchia baita in montagna. Jenny spera ancora di poter tornare ad Ostia, perché li ci sono gli allenamenti, la sua compagna di doppio sincro in coppia, Flavia, i campionati di nuoto sincronizzato, la piscina, insomma, la sua vita. Lontano da casa però Jenny dovrà imparare ad essere madre e non più figlia, prendendosi cura del fratellino e del padre. Una prospettiva che cambierà mostrando all’orizzonte solo il lavoro di cameriera nel semivuoto Hotel Splendor, ma che non le farà perdere così facilmente la voglia di coltivare il suo sogno.
Esordio alla regia di Lamberto Sanfelice, Cloro è un film dalle indubbie e seducenti qualità tecniche. Un’opera che ricorda per certi versi l’opera prima di Alice Rohrwacher, Corpo Celeste, senza raggiungere però la stessa carica emotiva e le stesse sfaccettature. Cloro racconta sì, ma non trasmette. Non trasmette il dissidio interiore di questa ragazza, la tragicità dell’interruzione di una vita normale e tranquilla e il passaggio dall’ adolescenza alla vita adulta. Racconta senza focalizzarsi, senza approfondire ciò che avviene. Ne rimane distaccato lasciando lo spettatore altrettanto indifferente a ciò che succede.
Protagonista del film è la bravissima Sara Serraiocco, un’ottima e giovane interprete che torna sul grande schermo dopo il grande successo di Salvo. L’ambiente e i personaggi attorno a lei rimangono accennati, come lo zio o la preside, interpretata da Piera Degli Esposti. Personaggi non approfonditi che fanno capolino in maniera poco funzionale. Anche se la bravura attoriale è fuori discussione, ciò che succede non sembra a volte trovare ragione, con difficoltà che si palesano e che vengono poi superate in maniera nascosta e senza spiegazioni. Troppe sono le situazioni improvvisate, a tratti slegate da ciò che succede, poco coerenti con ciò che si vede. L’esordio di Lamberto Sanfelice, quarantenne di formazione americana, rimane un ritratto in potenza di un drammatico passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta. Un ritratto ben fatto solo nell’apparenza che sembra mutilato di una capacità di esprimere a pieno la tragedia e la crescita che vuole raccontare.
Cloro, che ha avuto un notevole successo all’estero, venendo selezionato alla Berlinale e al Sundance Film Festival, appare come un ottimo esercizio di stile che si rifà a certe tecniche e ambientazioni da cinema indi(pendente), con una fotografia dai colori desaturati, che tanto piace a una certa fetta di pubblico ma che non basta per convincere. Un esercizio di stile incompleto, pieno di drammaticità inespressa e autoreferenzialità, che lascia un po’ interdetti all’uscita dalla sala.