Cosa sogna il cinema

AL CINEMA SI SOGNA ANCHE DI ESSERE UN PIATTO DI PASTA

Io ti salveròCinema e sogno sono tra loro legati da un sottile quanto resistente filo: cos’è il cinema se non la fabbrica dei sogni? Strumento di evasione, produttore di sogni non creati da noi ma offerti da terzi, fin dagli albori i cineasti sono rimasti affascinati tanto dal poter riprodurre la realtà, quanto dal poter portare in scena il fantastico, basti pensare a Georges Méliès.

I sogni presenti nella storia del cinema sono davvero numerosi e spaziano fra i più diversi generi e autori. Ci sono casi in cui l’intero film è un sogno, come La donna del ritratto di Fritz Lang; in altri, come ha fatto il surrealista Buñuel per il suo Un chien andalu il film è il costruito seguendo un processo onirico; in 8 e mezzo di Federico Fellini, invece, Marcello Mastroianni è il protagonista di una delle scene più note, quella dell’harem. Famosissimo è anche il sogno in Io ti salverò di Alfred Hitchcock, in cui è riconoscibile il tocco di Salvador Dalì, che curò la sequenza.

Più recentemente abbiamo visto in Inception, film del 2010 diretto da Cristopher Nolan con Leonardo DiCaprio, cosa potrebbe succedere se riuscissimo ad entrare nelle menti e a cambiare i sogni, condividendoli con più persone. Un film complesso che si apre a mille e più versioni interpretative, con un finale enigmatico a cui ancora oggi molti si dedicano per provare a decifrarlo.

Facciamo spesso sogni strani, specchi di una realtà inconscia che burrascosamente, durante il sonno, viene a galla. Tra le tante cose, capita di sognare in bianco e nero, di sognare in francese, in inglese, di volare, di cadere nel vuoto, di ingozzarci di dolci, ma questi sono solo i più semplici, perché di strani ce ne sono, eccome. Eppure è davvero raro e strano sognare di essere un piatto di pasta. Questa stravaganza è diventata un cortometraggio chiamato Sogni culinari, diretto dalla regista Clarissa Duque (vincitrice di premi di livello internazionale) e prodotto da AWA Producciones.

Un uomo che dorme nel suo letto mentre la sua voce fuoricampo racconta quello che sta vivendo nel mondo onirico. È un piatto di pasta, in cui ogni ingrediente combacia con un suo organo. È così che gli spaghetti sono le vene, il pomodoro il sangue, le polpette gli occhi, la cipolla il cuore. Ma non è solo, c’è una donna seduta al tavolo su cui si trova, pronta ad addentare il cibo morso dopo morso. L’ambientazione è semplice ma esprime bene il concetto del sogno, con pochi elementi ben ideati e al posto giusto: alle pareti le immagini sono in movimento invece che immobili, un pesciolino nuota nel calice di vino, e i colori sono avvolgenti e forti.

La ragazza addenta velocemente un boccone di quest’uomo e altrettanto velocemente lo sputa: cosa non andava in lui? Il cuore, ossia la cipolla, che a lei non è mai piaciuta. Una bella metafora delle relazioni amorose più complicate, dell’innamoramento a senso unico, della fine dei rapporti, delle brusche separazioni, delle delusioni di coppia. E chissà cosa avrebbe detto Freud.

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