DAL FESPACO AL FESTIVAL DEL CINEMA AFRICANO DI MILANO
Dopo aver brevemente introdotto il cinema coreano qualche settimana fa, torniamo a parlare della settima arte in giro per il mondo. Questa volta approdiamo in Africa, precisamente a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, dove da anni si organizza una manifestazione di successo: il FESPACO, il più grande festival africano che celebra il talento cinematografico e televisivo dell’intero continente.
Il cinema africano è relativamente recente, infatti i primi prodotti risalgono agli anni Cinquanta dello scorso secolo. Questo cinema ancora non è molto diffuso ma comunque in continua crescita e affermazione: sono sempre più i cineasti africani che s’impongono sulla scena internazionale con opere che parlano delle origini, delle tradizioni e delle culture del loro Paese. Ricordiamo tra questi l’etiope Zeresenay Berhane Mehari che con il suo ultimo lavoro, Difret. Il film racconta la storia vera di una giovane che, accusata di aver ucciso l’uomo che l’aveva violentata, riesce a scampare al carcere grazie all’intervento di una donna avvocato che prende a cuore la sua situazione. Difret ha conquistato il cuore di Angelina Jolie e di molti spettatori occidentali, che grazie a questo sono venuti a conoscenza di pratiche che, seppure illegali, sono talvolta ancora in uso nelle zone meno progredite e più interne.
Giunto alla sua 24esima edizione, il FESTAPO si è tenuto dal 28 febbraio al 7 marzo con un’affluenza davvero eccezionale sia di pubblico sia di opere. Sono stati oltre 700 i film arrivati, di cui 134 i selezionati; venti di loro sono finiti in competizione per aggiudicarsi il prestigioso Stallone d’oro, consegnato dal presidente della giuria Kwaw Ansah, regista ghanense.
Ma chi è stato il vincitore? In molti davano per favorito il famoso Timbuktu diretto dal mauritano Abderrahmane Sissoko e ambientato, come suggerisce il titolo, in Mali. Il film, vincitore del premio César in Francia e arrivato anche alla candidatura agli ultimi Oscar come Miglior film straniero, racconta della caduta della città in mano ai jihadisti e di come la vita degli abitanti sia di conseguenza totalmente cambiata a causa dei tanti divieti, anche quelli degli istinti più piacevoli e naturali, come ridere.
Timbuktu ha vinto il premio come Miglior scenografia e musiche originali, ma non lo Stallone d’oro, che è stato conquistato dalla pellicola Fièvres, diretta dal regista marocchino Hicham Ayouch e incentrata sul rapporto tra un padre e il suo unico figlio, dal carattere solitario e violento, residenti in un sobborgo malfamato della capitale francese. Fièvres è uscito nelle sale francesi lo scorso ottobre ma è ancora senza una distribuzione in Italia.
Il cinema africano è sempre più apprezzato, e non c’è bisogno di spingersi troppo lontano per ammirarlo e assistere a qualche ricco evento di proiezioni, ma basta semplicemente affacciarsi a Milano dal 4 al 10 maggio. Sono queste le date in cui si svolgerà la 25esima edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, focalizzato quest’anno sul concetto di “Films that Feed”, in linea con l’Expo. Questo è un Festival totalmente dedicato a cinematografie, realtà e culture dei continenti di cui porta il nome, ma è da sempre interessato anche al cinema italiano di ricerca sui temi della diversità, del viaggio e dell’Italia multiculturale.