Into the woods: recensione film

LA RISPOSTA A COSA ACCADE DOPO IL LIETO FINE DELLE FIABE

Into the woodsGENERE: fantastico, musical

DURATA: 125 minuti

USCITA IN SALA: 2 aprile 2015

VOTO: 3 su 5

“I sogni son desideri”, cantava Cenerentola nell’omonimo cartone del 1950. Ma cosa succede dopo, quando il sogno diventa realtà? Si avverano, ma a caro prezzo, e allora c’è da aver paura di ciò che desideriamo? La Disney e il suo pane quotidiano: le fiabe. Ma stavolta non è su un singolo personaggio che la storia si sofferma, al centro del racconto non c’è l’amore di Cenerentola né la redenzione di Malefica: Into the woods è un film corale, in cui i protagonisti di storie che nulla hanno a che fare l’uno con l’altro si trovano a condividere lo stesso cammino. In un bosco.

Le vicende partono da una giovane coppia formata da un fornaio e da sua moglie e dal loro desiderio di avere un figlio. Purtroppo una Strega ha scagliato una maledizione sulla loro famiglia quando, anni prima, trovò il padre del panettiere a rubare dei fagioli magici dal suo giardino. Come poter riportare tutto alla normalità? Andando alla ricerca di alcuni ingredienti magici nel bosco, gli unici in grado di porre fine a questa magia. Ed è proprio qui che la loro avventura si intreccia con quella di altri personaggi, a loro volta con un desiderio da realizzare: Cenerentola, Jack, Raperonzolo, Cappuccetto Rosso. Spezzato l’incantesimo, ognuno avrà il proprio lieto fine, ma una vendicativa gigantessa metterà a repentaglio la loro felicità, e allora tutti si troveranno faccia a faccia con le conseguenze dei propri desideri e costretti ad unire le forze per sconfiggerla.

Il regista Rob Marshall porta al cinema il famoso spettacolo di Stephen Sondheim e James Lapine che da trent’anni sbanca i botteghini di Broadway. Il cast è di altissimo livello, a cominciare dalla grandiosa Meryl Streep, che per questa interpretazione ha ricevuto la sua ennesima candidatura agli Academy. La Streep, qui nel ruolo della Strega, dà l’ennesima dimostrazione della sua versatilità e del suo talento camaleontico. Al suo fianco, Emily Blunt, James Corden, Anna Kendrick, Chris Pine, Christine Baranski e i giovanissimi Lilla Crowford e Daniel Huttlestone. Da ricordare il cameo del trasformista Johnny Depp nelle vesti del Lupo: pochi minuti sullo schermo bastano a farci ricordare la sua bravura prima del suo recente e inspiegabile declino con tanto di collezione di flop.

Tutti i personaggi si svincolano dalla tradizione e mostrano quei lati nascosti del loro essere che li portano a prendere le distanze dal mondo fiabesco e a fare i conti con la realtà; crescono con il procedere della storia, prendendo coscienza di sé e dei propri limiti. Da una Cappuccetto Rosso ladruncola e con la bocca sempre piena di cibo a una Strega con la voglia di maternità, fra tutti colpisce l’insicurezza di Cenerentola, e fanno capolino due principi dal rimorchio facile. Neanche l’azzurro di Cenerentola è tanto perfetto come la favola vuole farci credere: ha i difetti di un uomo qualsiasi, tanto da deludere e tradire l’amata, che a sua volta, colpita da mille dubbi, per sincerarsi del suo interesse, aveva di proposito lasciato la scarpetta sulle scale del palazzo.

Agli spettatori la fusione di tante fiabe diverse volte a generare sempre nuovi plot con personaggi già noti piace, e molto, basti pensare al successo della serie televisiva Once upon a time. Giusto quindi riproporre, volendo cavalcare l’onda del successo del genere, una simile situazione al cinema. Purtroppo però non si è ricorsi al ballo, un peccato visto che Marshall è anche un coreografo di gran bravura.

Quello che gli attori fanno in Into the woods è cantare e cantare, sulla scia del filone del musical tradizionale da cui il film deriva (e a cui appartiene anche Les Miserables), ma creando talvolta un senso di ripetitività: i dialoghi sono praticamente quasi assenti a scapito di battute cantate che talvolta minano l’attenzione dello spettatore che deve leggere i sottotitoli e che rischia di perdere proprio quelle parole in cui è racchiuso il senso dell’opera. Ma i costumi, il trucco e le scenografie impeccabili, tanto quanto la fotografia, riescono a trasportarci nella giusta atmosfera, e colpisce l’ironia a cui gli autori, per fortuna, non hanno rinunciato.

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