IT’S MY HEAD, SCHWARTZ! IT’S MY HEAD!
Catapultato nel proprio subconscio, il povero attore hollywoodiano si ritrovò in un lussuoso ristorante, seduto a un tavolo fronte alla propria immagine. Un’immagine di sé stesso, falsata, diversa e femminile.
Un’inquietante visione per dirla tutta. E lui, inquieto per l’appunto, si ribellò ma non poté proferir parola se non il suo stesso nome. Il suo stesso cognome per esser precisi. Attorno a lui tutti ripetono il suo nome con intonazioni diverse, con intenzioni diverse, per dire cose completamente diverse. Per comunicare. Il suo nome è l’unica parola detta e l’unica scritta. Circondato da versioni tutte uguali e diverse del suo io, di se stesso.
Il celebre attore fugge dalla prima porta a lui accessibile, l’ingresso, che sarà la sua uscita da se stesso e la sua caduta su suolo erboso.
Craig Schwartz (John Cusack) è un artista. Un burattinaio dal grande e incompreso talento. Vive con sua moglie Lotte (Cameron Diaz), una semplice ragazza dallo smodato amore per gli animali. E’ frustrato Craig, e depresso. La sua vita di artista celebrato in tutto il mondo per la sua arte avviene solo nella sua testa. A poco servono le sue incomprese esibizioni di marionette per i marciapiedi di New York. Così la sua adorata Lotte lo sprona a trovarsi un lavoro serio, un lavoro che renda insomma. Ed è quello che Craig, dopo l’ennesima umiliazione, si appresta a fare. Un lavoro dallo strano annuncio attira la sua attenzione e così nel settimo piano e mezzo della sua sede lavorativa, Craig ha il suo colloquio di lavoro nella LesterCorp.
Il posto di archivista è suo e nel mezzo piano incappa in una misteriosa porticina nascosta. Il tunnel fangoso è la porta della mente dell’attore di Hollywood, John Malkovich. Solo 15 minuti nella testa dell’attore e poi di nuovo fuori, nel mondo esterno. Craig informa subito la sua affascinante collega Maxime (Catherine Keener), per la quale ha un debole e assieme alla quale deciderà di sfruttare quella surreale scoperta per lucrare.
Il tutto coinvolgerà anche la moglie di Craig sfociando in un’unica e pesante ossessione: Essere John Malkovich.
John Malkovich è interprete di sé stesso in una drammatica commedia che contempla il grottesco e la surreale finzione e che non poteva effettivamente prevedere interprete migliore. E’ anche vero che prima risposta al progetto di uno dei produttori che rifiutò la proposta, Robert Shaye, fu proprio : “Perché cazzo non può essere Tom Cruise?”. Domanda legittima, certo, la stessa che fece il futuro protagonista del film, al primo incontro con il regista Spike Jonze. Ma il film che ha poi avuto un grande succeso di critica e pubblico nasce fin da subito con questo titolo e questo nome, già al suo stato embrionale quando l’idea iniziale era solo la storia di “un uomo che si innamora di qualcun altro che non sia sua moglie”.
“Malkovich ha sempre fatto parte dello script, anche quando non avevo alcuna aspettativa che egli potesse leggerlo.” Afferma Charlie Kaufman creatore del soggetto e autore della sceneggiatura. “E questo perché in John c’è un che di enigmatico che funziona, inoltre provando con altri nomi il suono non era divertente da dire come per Malkovich.” Un ruolo fondamentale che nella prima versione non aveva bisogno del suo interprete non essendo prevista la sua comparsa.
Tramite tra questa brillante mente e il sapiente e divertente regista Spike Jonze (Her, Nel Paese delle Creature Selvagge) è stato Francis Ford coppola, padre di Sofia Coppola all’epoca fidanzata del regista. Il regista premio Oscar del Padrino ha avuto un ancor più importante ruolo nella produzione di questa geniale pellicola mettendo in contatto il suo futuro genero con Malkovich stesso. All’inizio Malkovich non comprese subito la sua importanza all’interno del film, non comparendo per le prime 40 pagine della seneggiatura. Dopo aver completato la lettura l’attore reagì con un misto di curiosità e orrore, ma si rese di certo conto di quanto la sceneggiatura fosse geniale e, ovviamente, accettò. Malkovich si propose, inoltre, a Kaufman come regista e produttore del film se avesse voluto farlo su qualcun altro ma lo sceneggiatore negò fin da subito, sicuro della sua idea di regia e del suo soggetto.
Prima sceneggiatura di Charlie Kaufman, primo brillante esordio e solo il primo di una serie di sceneggiature geniali. Essere John Malkovich, è un film originale che unisce sapientemente la realtà alla finzione cinematografica farcendola di surrealità. E’ la prima volta che Kaufman fa un sapiente mash-up tra realtà e finzione, ma non l’ultima. Il futuro premio Oscar di Eternal Sunshine of Spotless Mind, rese se stesso vero protagonista del suo Il ladro di orchidee, dove una versione fittizia di se stesso, impersonata da Nicolas Cage, è alle prese con la produzione di Essere John Malkovich, dove mostra anche un finto dietro le quinte della famosa scena all’interno del subconscio di John Malkovich.
Per questo film oltre alle nomination agli Academy per la migliore sceneggiatura originale, e quella per la miglior regia, Catherine Keener riceve quella come miglior attrice non protagonista. Strano però che John malkovich non abbia ricevuto neanche una nomination agli Oscar per aver interpretato se stesso. Ma d’altronde perfino Chaplin arrivò secondo ad un concorso per sosia di Charlie Chaplin.