ULTIMO TANGO A PARIGI: IL CAPOLAVORO CENSURATO DALLO SCANDALO
La bestemmia al di sotto del treno che passa. Le orecchie coperte, il dolore soffocato e urlato in un giorno triste e uggioso nelle strade Parigine. Lui viene osservato, notato da uno splendido e fanciullesco viso, che con stivali e pelliccia scavalca l’ostacolo netturbino e si appresta a conoscere l’appartamento dove andare a vivere per un po’.
L’appartamento è in affitto, e Jeanne non è l’unica ad essere interessata all’acquisto. Nel salone vuoto e appena illuminato non è l’unica. Un uomo già visto è in disparte in una scomoda posizione, sospeso tra il muro e il camino. Discutono di una poltrona che non esiste e del suo destino. Il telefono squilla e diventa l’occasione per sapere cosa farà l’altro di quell’appartamento. Chi lo prenderà? Quando lo prenderà? L’indecisione è l’unica risposta per entrambi.
Le loro strade sembrano separarsi, ma lo sguardo fisso sul suo corpo e il suo movimento lento verso di lei la possiedono. La prende con forza e la cinge a sé, come un padre con una figlia, e con sommessa brutalità ottiene il piacere che solo tra le sue gambe può avere. Pochi, brevi ma intensissimi attimi e la passione è consumata e la calza è strappata dalla dolce violenza che li avvolge. Esausti da un così breve e improvviso attimo di passione sul pavimento, i due sconosciuti riprendono le forze, ed escono all’aperto, senza conoscere niente l’uno dell’altra, dove l’aria fresca li ristora e rigenera.
Torneranno in quell’appartamento, ma i patti devono essere chiari. Niente nomi, niente passato, niente identità, niente di niente di quello che loro sono al di fuori di quelle mura deve trapelare. Solo il sesso sarà il loro unico modo di comunicare. E così il non più giovane americano Paul, che parla francese, dalle molteplici vite, dai tanti mestieri, segnato da una grave perdita, rimarrà solo la controparte maschile di un ménage assieme alla piccola e fresca francesina dal grande seno, figlia di un colonnello e fidanzata di un aspirante regista.
Il 14 ottobre del 1972 è una data storica del cinema italiano e internazionale. Esce a New York l’anteprima mondiale del film più discusso e scioccante dell’epoca: Ultimo Tango a Parigi.
Due mesi più tardi in Italia il film fa scalpore. Condannato dalla censura per il suo ritratto “pansessuale fine a se stesso”, il film sparì nell’oblio, nonostante i suoi incassi record in così pochi giorni di programmazione. Bernardo Bertolucci e il film pagarono amaramente il bigottismo dell’epoca. Il capolavoro erotico venne distrutto, rimanendo conservate solo pochissime copie, e il suo regista e autore pago in prima persona con una detenzione di quattro mesi, poi sospesa, oltre alla sospensione dei diritti civili.
Il film ritrovò vita una sera di dieci anni più tardi quando Bertolucci si trovava alla rassegna di Ladri di Cinema, a Roma. La rassegna prevedeva due film dei registi ospiti, uno da cui avessero “rubato” e un suo film che da tempo non si vedeva. Bertolucci così approfittò della presenza di una copia originale con sottotitoli di Ultimo Tango a Parigi, nel sottoscala della sede FonoRoma. Avvertì gli organizzatori che presero la copia e la proiettarono quella sera. Gli organizzatori che non rivelarono mai la fonte della loro copia “galeotta” del film e che anzi la celarono dietro al nome di Fassbinder, morto pochi mesi prima quello stesso anno, vennero denunciati. Ma dopo aver visto la copia il giudice ritirò la denuncia, conscio del fatto che i tempi erano cambiati, e che il film sarebbe stato accolto più serenamente. Sdoganando così la pellicola, dopo dieci anni dallo scandalo.
Interpreti del film sono Marlon Brando e Maria Schneider. Non si potrebbe pensare ad altri se non a loro ma come spesso succede non furono affatto prime scelte della produzione. Dopo un primo rifiuto della coppia Jean-Louis Trintignant e Dominique Sanda, Bertolucci offrì la parte a Belmondo e ad Alain Delon, simboli celebri del cinema francese, ma il primo si sentì offeso dalla proposta per la scabrosità del film mentre il secondo voleva anche esserne produttore, oltre che protagonista. Un potere che Bertolucci non voleva e poteva concedere.
Durante una cena a Roma tra amici, Bernardo Bertolucci, in risposta alle domande sul film, non troppo seriamente tirò fuori il nome del celebre attore americano, ma l’amico francese della Paramount Christian Ferry disse che avrebbe potuto contattarlo e così fu. Dopo un primo incontro e dopo aver visto l’ultimo suo film Il Conformista, Marlon Brando lo invitò per un mese nella sua casa a Los Angeles per discutere del film, prima della sua produzione. Una collaborazione quasi surreale quella tra l’icona americana e il resto della troupe, decisamente in soggezione davanti ad un emblema vivente del cinema.
Per Maria Schneider è stato l’eccellente esordio che capita ad un attore su un milione. Fu scelta all’ultimo attimo dopo essere arrivata a fine casting in “lotta” con Aurore Clément. Entrambe due non attrici alla ricerca del loro debutto. Scelta la Schneider, Bertolucci era sinceramente preoccupato di mettere al fianco di un’icona come Brando una novellina.
Per l’attrice protagonista non è stato facile. E’ stato un suo esordio e una sua disgrazia questo film. A scioccarla fu un’improvvisazione di Brando sul set, concordata poco prima con il regista, della quale lei era all’oscuro per paura di un rifuito. Un’ improvvisazione fatta al fine di ottenere un’autentica reazione della ragazza.
In Ultimo Tango a Parigi c’è il cinema più amato di Bernardo Bertolucci. C’è la Nouvelle Vague, incarnata da Jean- Pierre Léaud, attore feticcio di Godard e Truffaut, c’è il cinema italiano con la partecipazione di Massimo Girotti, interprete per Visconti e delle due attrici di Roma Città Aperta, Giovanna Galletti e Maria Michi. Ed è interessante vedere come l’attore francese sia perfetta personificazione di quel cinema, lui aspirante regista sempre insieme ad una troupe cinematografica per tutto il film, lui che corre sotto la pioggia come correva ne I 400 Colpi verso il mare, e che durante tutta la produzione per paura mai ha incontrato l’attore americano, lavorando solo il sabato, giorno di riposo di Brando.
Ultimo tango a Parigi è stato un film frainteso, osservato per la sua nudità ma mai per la sua verità e drammaticità. Mai per il forte senso di sconfitta e amarezza che il film voleva comunicare al pubblico, una pellicola, forse, troppo all’avanguardia per quella società non ancora pronta per questo capolavoro. Un successo pesante come ha affermato poi Bertolucci stesso, di risonanza mondiale, dal forte eco che gli ha permesso la realizzazione di un altro grande capolavoro: Novecento.