UNA GIORNATA INTERA INSIEME AL REGISTA DI THIRD PERSON
Il cinema, si sa, è magia. O meglio, se quella magia c’è, funziona, sennò si esce dalla sala sconsolati, infastiditi, annoiati, molto critici o addormentati. E’ anche vero che ognuno ha la sua sensibilità rispetto questa “magia”. Eppure, a sentir parlare molti che il cinema lo fanno, e bene, esiste una “variabile creativa” che rende un film speciale. Il regista ha il preciso compito di coglierla, e seguirla, ad ogni costo. Questa è una delle “chicche” che oggi il regista, sceneggiatore e produttore canadese Paul Edward Haggis ha snocciolato in sei ore di masterclass tenuta a Roma, dedicata ad attori, registi, sceneggiatori.
Sei ore intense dedicate all’analisi del suo film Crash (premio Oscar per Miglior sceneggiatura originale, miglior fil e miglior montaggio 2006 e candidato come miglior regista). La prima di quattro giornate organizzate da Federica Picone di HollywoodinRome in collaborazione con il Teatro Golden e con E-talentA e CastForward, che è riuscita a catalizzare l’attenzione di circa duecento “allievi”, molti dei quali già affermati attori e registi. Perché se gli esami non finiscono mai, meglio prendere delle lezioni. Paul Haggis è molto informale, ma preciso, attento ai tempi, alle domande, a ciò che trasmette e racconta di un mestiere che fa con successo, ma soprattutto con grande passione e grande coscienza sociale.
Se non ricordate Crash, riguardatelo. Un film coraggioso, non facile, tanto che, racconta il regista, nato come una puntata pilota per la tv e rimasto a lungo in un cassetto, ha poi deciso di trasformarlo in un film, che non ha avuto una vita produttiva facile. Molti ostacoli, un budget basso (per i canoni americani, 6 milioni di dollari), poco tempo a disposizione. Ma una grande forza di volontà: quella di Haggis di volerlo realizzare ad ogni costo. Perché fare cinema è questo – prosegue il regista – qualcosa di totalmente irrazionale. Come si fa a pensare razionalmente di fare una carriera da registi, scrittori, attori? E’ irrazionalità pura.
E quando chi ti ama cerca di avvertirti, voi rispondete che si, apprezzate i loro consigli, ma farete l’impossibile, perché questo lavoro vuol dire questo, fare l’impossibile”. Al di là però delle frasi coinvolgenti, quello che colpisce di Haggis è la sua “sincerità”. Spiego meglio. Parlando delle sue scelte professionali, da autore, Haggis fa trapelare la sua assoluta coerenza creativa: “un cineasta è qualcuno che può dire delle cose, ed io voglio dirle. Per esempio, quando ho scritto Crash, sentivo il bisogno di rispondere alla domanda “chi sono, chi siamo?” , ed ho scelto di affrontarla con una tematica non facile, quella del razzismo.
Ne La valle di Elah cercavo il modo di far riflettere gli americani su una guerra in quel periodo molto popolare, lo volevo fortemente. E mi sono chiesto: cosa pensano, come si sentono, questi ragazzi che vanno in guerra credendo di essere eroi, e poi arrivando là si rendono conto di non esserlo?”. Ed anche per questo film stesso discorso, storia produttiva difficile e basso budget. Perché? Haggis arrivava dalla tv, dove lo pagavano a peso. Ha coraggiosamente abbandonato la sicurezza per arrivare agli Oscar.
Poi, 2007 stesso discorso. “Mi pagano di più per riscrivere le sceneggiature degli altri che le mie”, dice sorridendo. Ricordiamo che il regista ha scritto sceneggiature del calibro di Million Dollar Baby, Flags of Our Fathers, Casino Royale, Quantum of Solace, per dirne alcune. Il 2 aprile uscirà in Italia Third Person, film promettente con un cast di grande valore (James Franco, Kim Basinger, Mila Kunis, Adrien Brody, Liam Neeson etc), girato in parte a Roma e in cui figurano anche nomi italiani (Riccardo Scamarcio, Vinicio Marchioni ed altri). In attesa di vedere il suo ultimo film, andiamo a lezione, che male non fa!
Ps: Paul Haggis ha compiuto 61 anni ieri, 10 marzo, ed ha ricevuto la canzone di auguri dai suoi “allievi”, italiani ed europei. Auguri Paul! Inoltre il corso è sostenuto dalla fondazione che ha contribuito ad avviare, l’Artists for Peace and Justice: il regista devolverà il suo compenso a questo gruppo che sostiene l’istruzione e le attività creative ad Haiti: tra licei, laboratori cinematografici e musicali, l’associazione ha permesso a dei giovani del luogo di instradarsi in carriere professionali che rendono fino a venti volte gli stipendi dei loro genitori.