IL FILM INDIPENDENTE CON L’EX “HARRY POTTER” DANIEL RADCLIFFE
DURATA: 101 minuti
Produzione canadese, originalmente il film s’intitola The F Word. Dopo che la CBS compra i diritti per la sua distribuzione negli Stati Uniti, lo rinomina in What If (2014), per via dell’allusione implicita nell’iniziale “F” (per “fallo”), che ha poi soppiantato il titolo originale anche nelle successive release degli altri paesi, come successo nel Regno Unito che ha finito per adattarsi di conseguenza, ed è per questo che anche noi abbiamo deciso di riportarvelo in tal modo. Come potete notare, non stravolgono i titoli dei film solo dalle nostre parti.
Presentata, e premiata, al Festival di Toronto del 2013, la pellicola è ambientata nella medesima città canadese, dove si consuma non solo il fatidico incontro tra Wallace e Chantry, i protagonisti, ma anche l’intera storia nella sua gran parte, a parte una breve, quanto importante e fatidica, parentesi a Dublino. Nella capitale irlandese, infatti, è costretto a stabilirsi, per un lungo periodo di tempo, il ragazzo di lei, Ben, per cause lavorative, unico vero ostacolo all’unione amorosa dei due, che, altrimenti, non possono far altro che restare “amici”.
D’altronde nella locandina della distribuzione americana, una citazione riporta “Good Friends, Bad Idea?”, ed è giusto appunto questo il tema, piuttosto classico, al centro dello sviluppo della trama. A circa venticinque anni dall’uscita dell’Harry ti presento Sally di Rob Reiner, ancora non siamo riusciti a capire se l’amicizia tra uomo e donna è davvero possibile, o è solo una mera illusione temporanea. Qualche anno fa, precisamente nel 2011, il costume sociale dei cosiddetti “friends with benefits” è esploso nelle sale americane, argomento principale di ben due pellicole: una omonima, da noi distribuita col titolo di Amici di Letto, diretto da Will Gluck (Easy Girl), con Mila Kunis e Justin Timberlake; l’altra, vedeva Natalie Portman e Ashton Kutcher cimentarsi in Amici, Amanti e… (No Strings Attached, in originale), di Ivan Reitman (Ghostbusters).
Ciascuna, chi riuscendoci di più, chi palesemente di meno, cercava di cogliere la pesante eredità dell’indimenticabile commedia del 1989 con il duo Meg Ryan/Billy Crystal, attualizzandola, con riferimenti alle maggiori larghe vedute della modernità, in veste di sua diretta evoluzione. Adesso invece, in tempistiche ancora più strette, siamo passati all’era della dilagante designazione tutta “social” della friend zone. Ed è appunto in quest’area immaginaria che si ritrova a militare il nostro sfortunato protagonista, all’inizio disilluso sull’amore, ma che comincerà a ricredersi proprio dopo aver conosciuto Chentry.
La ragazza, come detto, è però già impegnata, e, vista la simpatia creatasi reciprocamente in maniera immediata, gli propone sì di continuare a vedersi, ma solo da “buoni amici”. Sarà, quindi, “una buona idea”? Vi basta essere discretamente navigati per intuire, senza grosse difficoltà, la risposta. La sceneggiatura, firmata da Elan Masai, adatta l’opera Toothpaste and Cigars, di T.J. Dawe e Michael Rinaldi. La regia, invece, è affidata a Michael Dowse (Take me home tonight).
Per il ruolo del protagonista, all’inizio, era stato contattato Casey Affleck, sostituto successivamente da Daniel Radcliffe. L’attore inglese sta provando in tutti modi a scrollarsi di dosso l’iconico ruolo di Harry Potter. Come hanno fatto tanti altri attori prima di lui, chi con inaspettato successo, chi fallendo miseramente, decide quindi di cimentarsi in un film indipendente. La performance registra in pieno quest’ammirabile volontà di mettersi in gioco, e vorranno vederla non solo i più affezionati alla saga del maghetto, ma anche coloro che son curiosi di assistere al prosieguo della sua carriera.
Sua co-protagonista l’attrice Zoe Kazan, che interpreta, perciò, Chantry, tra i volti più noti e frequenti nel cinema indipendente americano degli ultimi anni, dal’acclamato Ruby Sparks all’ultimo In Your Eyes (2014). Film, quest’ultimo, che vede alla sceneggiatura un certo Joss Whedon. Attrice in continua ascesa, ancora lungi dall’essere “la ragazza d’oro” del pubblico americano, ma comunque sulla buona strada per diventarlo, o almeno ad avvicinarsene, con scelte finora giudicabili quantomeno precise e ben mirate. I due attori riescono perfettamente nell’intento di rendere la chimica necessaria affinchè gli spettatori possano tifare per il loro lieto fine, componente sicuramente meglio realizzata della pellicola.
Tra i non-protagonisti, da citare la presenza di un convincente Adam Driver, star della serie Girls, nel cast del prossimo Star Wars VII, un altro che sta rapidamente conquistando positivi consensi, ruolo dopo ruolo, qui nella parte del migliore amico di Wallace. Da segnalare, intanto, la sua ragazza Nicole, interpretata dall’attrice Mackenzie Davis, poco conosciuta, che regala una deliziosa ed interessante prova. Simpatico, quanto breve, cameo, poi, è quello di Oona Chaplin, che gli spettatori di serie tv più accaniti avranno già sentito nominare per la sua partecipazione in Game of Thrones della HBO.
Sulla locandina, i distributori americani titolano “the best romcom since 500 days of Summer” (500 giorni insieme, da noi). Ecco, magari esagerano un pò, visto che proprio il film di Marc Webb resta, finora, il solo e altrettanto degno erede di Harry, con il suo riuscire, nello stesso tempo, a rompere certi stilemi che il genere da sempre si porta dietro, rappresentando un unicum ancora mai ripetuto, per quanto in più d’uno ci abbia provato.
Come fa, in alcuni frangenti, anche What If, specialmente con l’uso dell’animazione in numerose scene, per esempio. I clichè delle commedie romantiche, invece, abbondano, per quanto non manchino, d’altro canto, dialoghi brillanti e freschi, tipici del cinema indipendente in cui s’inserisce la pellicola.
Non anticipiamo il finale, ma ci limitiamo a dire che può risultare comunque prevedibile, per quanto sia assolutamente tradizionale, un particolare che accomuna tutte le pellicole precedentemente elencate. Come diceva Harry a Sally, d’altronde, “uomini e donne non possono essere amici, perché il sesso ci si mette sempre di mezzo”. Saranno passati pure venticinque anni, ma la regola, che siano essi prigionieri della “friend zone”, o tantomeno “amici con benefici”, non sembra ancora riuscita ad essere smentita, almeno al cinema.